“Una maschera ci dice più di un volto”. Lo diceva Oscar Wilde e proprio queste sono le parole che l’artigiano Franco Gabriele Cecamore ha inserito nel sito web del Kartaruga, uno degli storici negozi di artigianato di Venezia che, dal 1985, è un punto di riferimento nella produzione delle maschere veneziane. In Laguna il nome della bottega risuona non solo durante il famoso Carnevale di Venezia, ma anche nel campo delle produzioni teatrali e cinematografiche. Un conto, però, è vedere e indossare una maschera, un conto è crearla.
Franco Gabriele Cecamore, artigiano e proprietario del negozio di maschere veneziane Kartaruga: “Qui a Venezia il settore turistico è forte, ma noi ci occupiamo anche di produrre maschere per set cinematografici e per gli spettacoli teatrali. In genere sono maschere indossabili a casco e che non superano i 90 centimetri di grandezza. La parte più bella di questo mestiere è la passione stessa di farlo”
Lei è un artigiano specializzato nella costruzione di maschere, giusto?
Assolutamente sì, io mi chiamo Franco Gabriele Cecamore e sono stato anche un innovatore in merito alla costruzione di maschere artigianali. Qui a Venezia il settore turistico è molto forte, ma noi ci occupiamo anche di produrre maschere per set cinematografici e per gli spettacoli teatrali.
Ci sono differenze a livello tecnico tra la produzione di una maschera per il Carnevale di Venezia e una maschera che invece viene creata per il cinema o per il teatro?
In realtà no. Le maschere sono in cartapesta e noi le costruiamo tutte con il metodo tradizionale. Tradizionale vuol dire che, a seconda della grandezza, usiamo due o tre strati di cartapesta che corrispondono a una maschera indossabile. Ci sono però anche maschere più grandi e gli strati aumentano per dare compattezza e rigidità: tutto dipende dalla dimensione della maschera che vogliamo realizzare.
In media quanto sono grandi queste maschere?
Non facciamo maschere alte metri: in genere una maschera non supera i 70, 80 o 90 centimetri al massimo di grandezza. Prevalentemente facciamo maschere indossabili a casco, alla maniera del teatro greco. Sai cosa succedeva? Nell’antica Grecia, durante gli spettacoli teatrali, quando l’attore mascherato entrava in scena si capiva se lo spettacolo era drammatico, tragico, goliardico, comico. E gli attori indossavano le maschere proprio infilandosele dalla testa. Poi dipende sempre da quello che il cliente ci richiede: facciamo anche maschere che coprono solo il volto.
Quanto tempo impiegate per la realizzazione?
Ci sono tanti tempi morti durante la lavorazione, tra un processo e l’altro. Uno di questi tempi morti, ad esempio, è la fase di asciugatura della cartapesta. Se utilizziamo l’asciugatoio ci bastano due o tre ore, altrimenti siamo costretti ad aspettare anche fino al giorno seguente. Ma le tempistiche reali di lavorazione di una maschera dipendono dalla tipologia del prodotto: se dobbiamo realizzare un volto, soltanto per la “parte grezza” che sarebbe la semplice maschera di cartapesta bianca, il tempo che impieghiamo è di circa due ore. E poi c’è tutta la fase della decorazione.
Quali sono gli accessori e le decorazioni che in questo periodo vi hanno chiesto con più frequenza?
Ogni anno realizziamo dei prodotti diversi, dei modelli diversi che richiamano anche particolari momenti ed elementi storici. In generale, però, la gente compra e ci richiede ciò che vede di più in giro.
E, invece, rispetto ai prezzi, quanto costa una maschera artigianale?
Dipende da quello che il cliente vuole e da quanto è disposto a spendere per la maschera. Abbiamo clienti che ci commissionano maschere dai 2mila 500 ai 2mila 800 euro. Noi poi distinguiamo il prodotto-base, la decorazione e gli accessori vari che si vogliono inserire. Se un cliente vuole una maschera decorata con le piume, queste ultime costano dai 300 ai 700 euro al chilo: su una maschera, in genere, andrebbero messe almeno 140 grammi di piume.
Quali sono le maschere più originali che ha realizzato?
Noi come società abbiamo tra le 170 e le 180 maschere di animali diversi. L’idea ci è venuta a partire dalle favole di Esopo e di Jean de la Fontaine: tutte storie basate su personaggi in forma animale. Da qui è partito il nostro progetto.
Quanto questo lavoro è arte? E quanto tecnica?
Sicuramente la parte più bella di questo mestiere è la passione stessa di farlo. Rispetto all’arte e alla tecnica, io mi reputo un artigiano e mi diverto. Il resto devono dirlo gli altri.