“La terra rossa è una superficie che ho sempre odiato”. Daniil Medvedev ribadisce il concetto nonostante abbia la coppa del vincitore in mano. Perché sì, nonostante lo scarso feeling con l’argilla, è lui il nuovo re degli Internazionali di Roma (e pensare che prima di quest’anno non aveva mai vinto un match nel torneo romano). In finale -la prima al Foro Italico senza almeno uno tra Rafael Nadal e Novak Djokovic dal 2004- il russo batte, a sorpresa, il danese Holger Rune col punteggio di 7-5 7-5. Nel primo set il nativo di Mosca si difende bene, contenendo la pimpante partenza del suo avversario. E a fine parziale piazza la zampata decisiva, sfruttando il primo e unico calo del giovane danese. Il secondo set invece regala maggiori emozioni. Rune, per nulla abbattuto dal parziale appena perso, subito strappa la battuta al russo portandosi sul 2-0. Ma Medvedev, con un paio di passanti meravigliosi recupera immediatamente lo svantaggio salendo 3-2. Nel settimo gioco il russo, però, dopo aver perso il primo punto al termine di uno scambio durissimo e spettacolare, perde nuovamente il servizio commettendo tre errori grossolani. Arrivati sul 5-4, al momento di rinviare la contesa al terzo set, Rune si irrigidisce mentre Medvedev entra nella modalità “non sbaglio più niente e respingo ogni colpo”. Il neo numero 2 della classifica piazza 3 game consecutivi e si può inginocchiare a braccia alzate sul centrale del Foro Italico. Per Medvedev prosegue un 2023 straordinario: secondo Masters 1000 vinto dopo Miami e quinto titolo stagionale su dieci tornei disputati. In totale per il russo, quello conquistato a Roma, è il ventesimo torneo ottenuto in carriera, il sesto a livello Masters 1000. Ma soprattutto è il primo trofeo vinto sulla terra battuta. I suoi avversari sono avvisati: Daniil sa vincere anche sul “mattone tritato” e al Roland Garros, al via dal 28 maggio, andrà tenuto assolutamente d’occhio.
“La terra rossa è una superficie che ho sempre odiato”. Daniil Medvedev vince il Masters 1000 di Roma, primo torneo vinto sulla terra battuta. E pensare che non aveva mai vinto un match al Foro Italico
Il torneo femminile invece lo ha vinto Elena Rybakina. La kazaka ha battuto in finale la sorpresa del torneo Anhelina Kalinina. La tennista ucraina, numero 47 del mondo, si è ritirata in lacrime dopo aver perso il primo set 6-4 per un infortunio alla gamba. L’ultimo atto è stato a tratti surreale: a causa della pioggia si è giocato alle 11 di sera e il pubblico sugli spalti era davvero poco, non certo un bel biglietto da visita per il torneo. Rybakina sembra ormai diventata una certezza del circuito Wta, pronta a contendersi la vetta del ranking: pian piano sta trovando una certa continuità di risultati, cosa che manca a molte big, uscite anzitempo dai campi del Foro Italico. Anche le ragazze azzurre non hanno brillato. Certo un risultato di peso era difficile aspettarselo, però qualcosa in più si poteva fare. La nostra numero uno Martina Trevisan, specialista della terra battuta, ha perso all’esordio con la ceca Karolina Muchova, sprecando malamente un match point. La numero due azzurra Camila Giorgi ha ottenuto il miglior risultato tra le italiane. Il terzo turno perso sempre con Muchova, giustiziera delle nostre portacolori, grida vendetta per un primo parziale in cui ha dilapidato un vantaggio di 5-1 e non ha sfruttato parecchi set point.
Questa volta a Roma non hanno brillato neanche gli azzurri. Undici italiani nel tabellone principale, ma nessuno è riuscito a raggiungere i quarti, a differenza dello scorso anno. Senza Berrettini (ancora alle prese con problemi fisici, che lo costringeranno a saltare anche il Roland Garros e a rientrare sull’erba), i migliori risultati li hanno ottenuti Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, entrambi fuori agli ottavi. L’altoatesino ha disputato una partita troppo brutta per essere vera, cedendo in tre set al tignoso argentino Cerundolo. Musetti, invece, si è arreso a Stefanos Tsitsipas con un doppio 7-5: un match molto equilibrato in cui il giovane azzurro ha messo in mostra colpi di gran classe, ma anche tutte le difficoltà del suo tennis, a partire dalla posizione in campo, sempre troppo lontano dalla linea di fondo. Da segnalare anche i buoni piazzamenti di Sonego e del veterano Fognini, entrambi out al terzo turno per mano rispettivamente di Tsitsipas e Rune. Vedere un italiano alzare il trofeo degli Internazionali per ora sembra un miraggio. Dal successo di Panatta del 1976 è passato davvero troppo tempo. La sensazione per ora è che, forse, i nostri giocatori soffrano la pressione di giocare in casa e non riescano ad esprimersi al meglio, nonostante il calore (a volte eccessivo) del pubblico del Foro Italico. Siamo un Paese di impazienti: se non si vince, si è scarsi. Ma non è così, bisogna avere pazienza, nel tennis vince soltanto uno. Il movimento è in salute e il colpo grosso agli Internazionali arriverà.
Questa volta a Roma non hanno brillato neanche gli azzurri. Undici italiani nel tabellone principale, ma nessuno è riuscito a raggiungere i quarti, a differenza dello scorso anno
Questa edizione è stata però anche oggetto di numerose polemiche legate alla questione del caro-biglietti, soprattutto per quanto riguarda i due campi principali del Foro Italico. Nei primi turni del torneo il costo di biglietto più economico per vedere la sessione diurna -composta da tre partite- sul Campo Centrale o sul Grandstand oscillava già tra i 60 e gli 80 euro. Costi che giorno dopo giorno ovviamente sono aumentati fino alla finale. Per assistere all’ultimo atto del torneo maschile romano si partiva da una base di 287 euro. Vanno fatte ora due premesse doverose. La prima: il “combined” di Roma quest’anno, rispetto agli scorsi anni, ha migliorato il proprio status diventando un torneo organizzato su due settimane e non più sui canonici sette giorni. La seconda: gli organizzatori di un torneo hanno tutto il diritto di scegliere il prezzo che ritengono più adatti per i biglietti. Tuttavia ciò, almeno nel caso degli Internazionali d’Italia 2023, ha messo in luce alcune incongruenze. Una di queste è il fatto che i costi dei tagliandi più economici per assistere alla fasi finali di Roma sono più alti di quelli del Roland Garros. Inutile ricordare che quello francese è uno dei quattro tornei più importanti, mentre Roma, seppur prestigioso, fa parte della categoria “1000” e quindi non può essere paragonato allo slam parigino.
Un’altra incongruenza invece è quella legata alla presenza del pubblico sui vari campi nei primi giorni del torneo romano. A causa dei prezzi alti, gli spalti dei due stadi principali sono spesso rimasti semi-deserti, nonostante la presenza in campo di italiani di spicco come Sinner o di altri tennisti di alto livello. I tifosi hanno preferito acquistare il cosiddetto biglietto “Ground”: un tagliando che garantiva l’accesso a tutti i campi secondari, con una spesa massima di 40 euro. Gli appassionati di tennis hanno quindi mandato un segnale chiaro all’organizzazione: piuttosto che spendere cifre alte per vedere tennisti importanti, preferiamo assistere a match meno prestigiosi, ma più economici. Infine anche nelle fasi decisive del torneo, finale femminile compresa, molti seggiolini sono rimasti vuoti. Adesso spetterà alla Federazione Italiana Tennis valutare se proporre la stessa policy di vendita dei biglietti anche il prossimo anno. Ma il presidente federale, Angelo Binaghi, nella conferenza stampa di fine torneo si è espresso chiaramente: “Il mercato ci dice che i prezzi sono giusti. Per me i biglietti costano anche poco”. Qualche dubbio rimane…