Anne Parry è originaria di Liverpool, ma da anni vive a Negrar di Valpolicella, piccola località veneta. «Valpolicella lo abbiamo aggiunto quest’anno. Abbiamo fatto un referendum per cambiare il nome e alla fine ha vinto il sì». Ride, ma ha una nota di malinconia nella voce: «Almeno questo è andato bene». L’altro, quello andato male, è il referendum sulla Brexit.

L’amore di Anne Parry per l’Italia risale alla sua gioventù: i suoi studi universitari in Lingue straniere l’hanno portata a spostarsi spesso dal Regno Unito al nostro Paese. Poi la scelta di fermarsi qui, per insegnare inglese all’Università Ca’ Foscari di Venezia e a quella di Verona. In seguito ha conosciuto un italiano di cui si è innamorata: si sono sposati e lei ha preso la doppia cittadinanza. «Non era necessario – spiega Anne Parry, che oggi è in pensione – perché come cittadina europea avevo comunque gli stessi diritti civili degli italiani. Ma io volevo avere anche la possibilità di votare. Quasi tutti i miei amici però non hanno fatto questa scelta, anche se avrebbero potuto: si sono detti “che bisogno ne ho? Posso comunque vivere in Italia anche senza acquisire la cittadinanza”». Poi è arrivata la Brexit, un evento inaspettato per i circa 60mila britannici residenti in Italia: «Mi è sembrato tutto così assurdo – racconta Anne Parry – ed è per questo che ho deciso di partecipare attivamente alla battaglia di British in Italy».

Nato dopo il referendum sulla Brexit, British in Italy è un comitato che si batte per i diritti dei cittadini britannici residenti in Italia. «A nostra volta facciamo parte di un gruppo ancora più ampio, British in Europe, che rappresenta i cittadini britannici residenti nei vari Paesi dell’Unione europea. Abbiamo avvocati in tutta Europa che lavorano sinergicamente al nostro caso». “Abbiamo avvocati in tutta Europa che lavorano sinergicamente al nostro caso”E pensare che i diritti di questi cittadini erano stati presi in considerazione fin da subito: «Dopo mesi di trattative – spiega Delia Dumaresq, l’avvocato che insieme al marito Jeremy Morgan segue il caso in Italia – si era giunti nel marzo 2018 a un importante accordo tra Londra e Bruxelles sul futuro dei cittadini britannici in Europa». Ma tale accordo non può avere alcun effetto senza la ratifica del Withdrawal Agreement finale, l’ “accordo di recesso” che Theresa May avrebbe dovuto sottoporre al Parlamento britannico martedì scorso. «Sappiamo come sono andate le cose – prosegue Dumaresq – il voto è stato rinviato: e senza quell’accordo, tutte le tutele dei britannici in Italia sono cancellate». “Senza l’accordo di recesso, tutte le tutele dei britannici sono cancellate”«Sono furioso con Theresa May – conferma Jeremy Morgan – ci ha sempre detto che noi britannici in Europa siamo la priorità: ma adesso ha dimostrato il suo assoluto disprezzo per la nostra condizione sospendendo il voto sul nostro futuro pur di salvaguardare la sua posizione».

Sono tanti i britannici che hanno scelto di trasferirsi in Italia dopo la pensione, per passare il resto della propria vita nel Bel Paese. Gli stessi Dumaresq e Morgan, entrambi barrister in pensione, si sono trasferiti in Umbria perché innamorati di quei paesaggi straordinari: «Mi sembra di vivere in uno meraviglioso dipinto medievale – racconta Delia Dumaresq – questa è una terra magica». Una scelta di vita che poteva essere fatta grazie alla libera circolazione dei cittadini comunitari e che doveva durare per sempre: nessuno certo avrebbe mai immaginato, dieci, venti anni fa, l’eventualità di un ritiro del Regno Unito dall’Unione europea.

«Se il governo italiano non farà nulla, la notte del 29 marzo diventeremo residenti illegali “Se il governo italiano non farà nulla, la notte del 29 marzo diventeremo residenti illegali”e perderemo tutti i nostri diritti – ragiona Anne Parry – rischiamo di non avere più il diritto di residenza, di perdere l’assistenza sanitaria, di non poter più lavorare». Anne è “salva” da tutto questo, ma percepisce la disperazione degli amici per cui si batte: «Cambierà tutto, anche le più piccole cose. La mia amica di Spoleto non potrà più guidare la sua auto acquistata in Italia: l’assicurazione infatti potrebbe non essere più valida nel momento in cui diventeremo residenti illegali. E ho altri amici a cui non stanno più rinnovando il contratto di lavoro in mancanza di certezze sulla possibilità di mantenere la residenza dopo la Brexit. Immaginate poi cosa può voler dire, per una persona che ha bisogno di cure, non poter più usufruire del Servizio Sanitario Nazionale per le visite, l’acquisto dei medicinali, le operazioni. La situazione è terrificante».

Nessuno dei britannici residenti in Italia, lascia intendere Anne Parry, è favorevole alla Brexit. Ma lei è convinta, come del resto indicano molti sondaggi, che anche nel Regno Unito la maggioranza dei cittadini siano ora contrari: «Ormai il nostro governo non rappresenta più il Paese. Ma quel che è peggio è che i cittadini pro Ue non sono rappresentati da nessuno: da noi sia i Conservatori che i Labouristi hanno un leader a favore della Brexit». Lunedì scorso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito con una sentenza che Londra è libera di fare marcia indietro senza bisogno del parere degli altri Stati comunitari: «Sono contenta che sia andata così – conferma Anne Parry – anche se non so se questa sentenza porterà davvero risvolti positivi. Io spero che la Gran Bretagna resti nell’Ue, ma non riesco proprio a capire come ciò potrebbe avvenire. Per il momento, l’unico effetto di questa sentenza è stato il ritiro dell’accordo di recesso che ci avrebbe tutelato. Ora si rischia il caos».

Ma Anne Parry è diventata nonna da poco, e ha nel cuore quella gioia che impedisce di farsi travolgere dal pessimismo: «L’Unione europea è l’unico modo per andare avanti, senza non andiamo da nessuna parte. Continuerò a lottare, come sto facendo ormai da più di due anni. Ora ho una ragione in più per farlo: il futuro della mia nipotina appena nata».

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