Quella del 27 marzo doveva essere una grande festa, un momento di svolta per far ripartire la cultura italiana. L’ultimo decreto anti Covid aveva stabilito che cinema e teatri avrebbero potuto schiudere i battenti al pubblico proprio in occasione della Giornata mondiale del teatro, a patto che ci si trovasse in zona bianca.

La Sardegna, unica regione premiata con questo colore, era in pole position. Eppure, a pochi giorni dalle tanto desiderate riaperture, è stata retrocessa di nuovo a zona arancione in vista delle restrizioni che regoleranno le feste di Pasqua. I contagi in crescita ovunque in Italia hanno costretto attori e strutture a fermarsi prima ancora di poter ricominciare. Il clima non potrebbe essere più teso.

«C’è un’aria di attesa continua – dice Donatella Pau, co-fondatrice della compagnia Is Mascareddas di Cagliari –. Eravamo tutti pronti per ripartire, avevamo anche inoltrato annunci attraverso gli uffici stampa… Poi di colpo abbiamo dovuto rimandare. Siamo stanchi».

La signora Donatella è una maestra burattinaia. La particolarità del suo teatro, nato nel 1980, è proprio questa: le protagoniste degli spettacoli sono le marionette, della cui realizzazione si occupa personalmente utilizzando legno, cartapesta e stoffa per i vestiti. Prima della nascita di Is Mascareddas la Sardegna era priva di una tradizione legata alla costruzione e alle rappresentazioni di burattini. È stato Antonio Murru il principale artefice dell’introduzione delle marionette nel teatro sardo e Donatella Pau ci spiega le origini di questa passione: «La verità è che ha conosciuto i burattini grazie alla compagnia itinerante cilena Calesita, che negli anni Settanta arrivò in Europa dopo essere fuggita dal colpo di Stato di Pinochet. In quel periodo gli attori viaggiavano di regione in regione anche attraverso la mediazione delle varie feste dell’Unità volute dal Partito Comunista. In quel frangente Antonio ha conosciuto questo mondo e si è appassionato al punto da fondare poi Is Mascareddas».

In quarant’anni di storia, solo il Covid è riuscito a fermare le attività dal vivo della compagnia. «Mentre altri colleghi si sono reiventati facendo spettacoli online, noi abbiamo preferito non fare nulla – racconta Donatella – perché sarebbe stato impossibile realizzare degli spettacoli stando distanti quattro metri non solo dal pubblico, ma anche tra di noi burattinai. Viene a mancare del tutto quell’atmosfera di coinvolgimento che è alla base delle rappresentazioni. Il teatro deve essere vivo e in presenza, perché la messa in scena è unica di volta in volta».

Nonostante tutto, la compagnia ha trovato un modo alternativo di proporre i propri spettacoli al pubblico. Dall’esigenza di non restare completamente fermi è nato il progetto Teatro in scatola, un vero e proprio kit che Donatella e Antonio stanno ultimando per permetterne il noleggio a famiglie e scuole: «Stiamo preparando sei scatole di compensato con giunture in ferro, complete all’interno di scenografie dipinte a mano su cartoncini legnosi, di quattro marionette e del canovaccio che serve come appoggio per chi vuole improvvisare il teatro in casa – spiega Donatella. Poi precisa: – Ci teniamo a ribadire che non è un gioco: va utilizzato con grande attenzione e cura proprio perché, finito il noleggio, sarà messo a disposizione di altre persone. Ogni scatola serve ad allestire una storia ben precisa; c’è il canovaccio, appunto, ma poi si lascia tanto alla fantasia di chi manovra i burattini. C’è ampio spazio per l’immaginazione».

Il progetto partirà in occasione della Giornata mondiale del teatro, ma Donatella sottolinea che l’intenzione è di portarlo avanti per tutto il tempo necessario, anche in base all’interesse del pubblico. A proposito di quest’ultimo, la fondatrice parla dello stereotipo tutto italiano che associa i burattini a spettacoli pensati solo per bambini: «All’estero c’è grande rispetto per questo tipo di teatro, mentre da noi è ritenuto marginale. In realtà le marionette possono parlare benissimo anche agli adulti». Lo dimostrano le storie stesse che Is Mascareddas ha messo in scena durante la sua storia decennale, toccando temi delicati come le faide e le difficoltà di vivere in ambienti poveri e violenti. «Credo che questa marginalità in Italia sia dovuta anche al modo che alcuni nostri colleghi hanno di concepire il teatro di marionette – riflette Donatella –. Peccato, perché il rischio è quello dell’invisibilità».

Per quanto la pandemia abbia rallentato l’attività della compagnia, gli obiettivi dei maestri burattinai non sono cambiati. Il Teatro in scatola vuole continuare a favorire lo sviluppo dell’immaginazione tanto nei piccoli quanto nei grandi. «Solleticare la fantasia è fondamentale – afferma convinta Donatella –. Questo è un mondo in cui oggi prevale il consumo usa e getta. Il Teatro in scatola non è così, anzi; va curato grazie alla collaborazione tra adulti e bambini, che insieme possono stimolare reciprocamente la propria immaginazione».

Si tratta di una missione che riprenderà dal vivo non appena sarà possibile riaprire con certezza, ma che negli anni ha già dato i suoi frutti. Donatella racconta di come talvolta il giovane pubblico degli spettacoli si sia interessato perfino alle condizioni di salute dei burattini: «Ci chiedono se stanno bene, come va la loro vita… E il nostro obiettivo finale è proprio questo: far sì che i bambini, al termine dello spettacolo, pensino alle marionette come persone in carne ossa che tornano a casa e si rapportano tra di loro nel loro mondo. Un po’ come quando si finisce di leggere un libro e poi si ripensa ai personaggi protagonisti e alla loro quotidianità».

Mentre Is Mascareddas ha immaginato il noleggio di una scatola che si trasforma in teatro, a Milano si è pensato bene di consegnare a domicilio uno spettacolo a scelta. L’iniziativa vede protagoniste due attrici, Marica Mastromarino e Roberta Paolini, che dagli inizi di dicembre hanno creato la formula del Teatro delivery. L’idea, originariamente lanciata dall’artista pugliese Ippolito Chiarello attraverso il “Barbonaggio teatrale”, è stata raccolta da molte realtà in Italia, tra cui quella del duo femminile milanese. Le attrici continuano la loro attività di promozione culturale esibendosi su richiesta nelle piazze, nei cortili o semplicemente sotto le finestre dei committenti, gente qualsiasi che si ferma incantata ad ascoltare i loro monologhi o a guardare le esibizioni. L’aspetto interessante di questa offerta è la possibilità per il pubblico di attingere da un vero e proprio menù su cui sono specificati i brani o gli spezzoni di spettacoli che le attrici possono interpretare. In questo senso Teatro delivery assume non solo il significato della consegna a domicilio, ma a un livello più profondo quello dello spettacolo come cibo per la mente, di cui si ha bisogno tanto quanto dei normali alimenti. Una larga fetta di pubblico resta formata da bambini, ma l’impegno principale delle attrici è rendere fruibile la cultura alta – declamazione di canti dell’Inferno dantesco o di brani di grandi poeti internazionali – anche per le persone a cui, in tempi di non pandemia, non era semplice accedere al mondo del teatro.

Uno scopo simile è anche alla base dell’attività online svolta da un’altra struttura milanese. Il fondatore del Teatro Out Off, Mino Bertoldo, ha infatti promosso sul Web il format Milanesi eccellenti, una vera e propria rassegna dedicata a personaggi di spicco che negli anni hanno fatto grande il panorama culturale italiano. Attraverso la trasmissione in diretta streaming – recuperabile sui canali ufficiali del teatro – si punta sia a raggiungere un pubblico ampio per far conoscere queste figure sia per innescare una riflessione sul modo in cui la cultura del Paese dovrà rilanciarsi al termine della pandemia da Covid-19.

Il ciclo di appuntamenti è iniziato lo scorso novembre, ma troverà un primo culmine proprio la sera del 27 marzo. L’evento in allestimento è dedicato a Franco Quadri, giornalista, traduttore ed editore scomparso esattamente dieci anni fa. L’anniversario della sua morte acquista un significato ancor più simbolico oggi, se si pensa al modo in cui impresse una grande carica innovatrice sia al teatro italiano sia al contesto culturale milanese, e il Teatro Out Off lo ricorderà attraverso uno speciale di tre serate, con l’ultima in corrispondenza della Giornata mondiale.

Malgrado la proroga delle chiusure, le compagnie scalpitano per tornare in scena. Le realtà raccontate sono solo tre esempi di come il mondo teatrale italiano non solo resista, ma combatta per far sentire la propria voce. Una voce che, per quanto il sipario sia ancora calato, si sente forte e chiara anche da dietro le quinte.