Sono le dieci di un martedì di fine autunno. Soffia un vento freddo, ostile, che morde la pelle del viso nonostante per uscire ci si bardi di cappello, sciarpa e guanti. All’angolo della strada, otto persone fanno la fila davanti all’ufficio postale: non possono entrare tutte insieme, creerebbero assembramento. C’è qualcun altro, però, che cattura la nostra attenzione; qualcuno che è appena spuntato alla fine del lungo viale alberato alla nostra sinistra.
Con un lieve scampanellio, arriva la protagonista della giornata. Marika Motta, giovane libraia indipendente, balza giù dalla bicicletta, si scosta i capelli dal viso arrossato dal vento e in tutta fretta alza la saracinesca del suo piccolo mondo a misura di bambino. Si scusa per il ritardo – “stamattina i miei figli hanno fatto più capricci del solito” – e ci fa entrare nel locale. Il tempo di accendere le luci ed è subito pronta a iniziare una nuova giornata di lavoro.
FiorDiFiaba è una libreria dedicata esclusivamente a bimbi della fascia 0-10 anni ed è nata poco più di dodici mesi fa, il 19 ottobre 2019. La signora Marika ci spiega che nutriva da molto l’idea di aprire un’attività tutta sua, ma che è stato possibile realizzare questo sogno solo aderendo a un bando di concorso indetto dal comune di Milano a sostegno dell’imprenditoria femminile e della riqualificazione delle periferie della città. «Si poteva partecipare con qualsiasi tipo di progetto e io ho pensato proprio a una libreria per bambini che fosse anche spazio per eventi – ci racconta, specificando che quest’ultima intuizione non è stata casuale –. Ho lavorato per quattordici anni nell’ambito di eventi culturali e non. Mi piaceva e mi ha dato tantissimo: mi ha insegnato a interagire con qualsiasi tipo di persona e a gestire più situazioni e problemi in contemporanea. È un lavoro divertente che però a lungo andare non mi dava più niente». Le sue aspirazioni erano altre fin dai tempi dell’università; è stata studentessa della Cattolica di Milano e si è laureata in Lettere moderne. Avrebbe voluto lavorare nel sociale, ma per un periodo la sua vita ha preso un’altra strada. Oggi, invece, è sul sentiero che sente più giusto per sé: «Il mio desiderio di fare qualcos’altro è esploso quando sono diventata mamma. Dopo la seconda gravidanza, ho capito che avrei voluto lavorare con i bimbi e per le famiglie. A questo ho unito la mia passione per i libri, così ho pensato di aprire una libreria che fosse anche spazio di aggregazione».
C’è un motivo particolare che l’ha spinta a scegliere il quartiere di Giambellino come base per questo suo nuovo inizio? «L’area era tra quelle contemplate nel bando di concorso e mi sembrava adeguata perché è un terreno fertile: l’idea è di coinvolgere non solo i bimbi delle famiglie che conoscono i libri, ma anche e soprattutto i piccoli che magari provengono da contesti caratterizzati da povertà educativa», sorride, confermando poi che il riscontro degli abitanti della zona «È stato molto positivo. Ho creato degli appuntamenti fissi: letture ad alta voce, laboratori per coinvolgere ancora di più i bambini, incontri con gli autori. Avevo perfino avviato dei corsi mamma-bambino, collaborando con le scuole e organizzando feste di compleanno».
Di colpo il tono della sua voce cambia. Quelle che ha elencato sono tutte attività che per il momento è stata costretta a sospendere a causa del Covid-19. Come accaduto ai lavoratori di tutto il mondo, la pandemia ha sconvolto la sua quotidianità, obbligandola a trasformare in smart working un mestiere che si può svolgere solo in presenza. Eppure la signora Marika non si è abbattuta, anzi: «In un primo momento sono rimasta in contatto con i miei clienti solo via mail – ci racconta, e prosegue –. Verso Pasqua ho aderito all’iniziativa LibriDaAsporto, che consentiva alle piccole librerie indipendenti di spedire a domicilio. Gli editori hanno creato un fondo che avrebbe consentito di coprire le spese di spedizione, per cui il cliente ordinava e la libreria poteva recapitare gli ordini a costo zero».
L’asporto è un’attività che prosegue ancora adesso e probabilmente resterà una peculiarità del suo modo di lavorare anche quando la pandemia sarà terminata. «Non mi affido a un corriere, vado di persona a consegnare gli ordini», specifica. Dietro la mascherin, è facile indovinare un sorriso stanco. Sospira e continua:«Non guido e mi affido al mio compagno. È lui che mi accompagna di casa in casa per recapitare i libri. Per il momento preferisco occuparmene in questo modo, perché ne approfitto per tenere saldo il rapporto con i clienti. In futuro, chissà? Se gli ordini dovessero aumentare, sarò costretta a chiamare un corriere per affidare a lui il tutto». Le chiediamo se il suo servizio di asporto fai-da-te copre tutta Milano, ma scuote la testa: «Mi limito al quartiere. L’intera città sarebbe impossibile».
Ciò che le è mancato di più durante il lockdown primaverile è stato proprio il contatto diretto con i clienti. «In librerie come questa, chi viene resta anche una o due ore a sfogliare i testi e a parlare con il libraio, instaurando una relazione personale. Molti mi chiedono un consiglio per affrontare anche problemi o aspetti della loro vita e mi sento investita di una grande responsabilità sotto questo punto di vista», dice la signora Marika. Ora che si è adattata alla nuova normalità, sta cementificando i rapporti già nati e ne sta creando di nuovi, come testimonia la gravosità del periodo prenatalizio. Il suo cellulare squilla di continuo, stressato dalle chiamate di clienti che domandano se i libri ordinati sono arrivati, se può mettere da parte un testo che poi sarà ritirato di persona, se le è possibile passare a consegnare alle 19 e non alle 18… Sembra di essere in trincea. Un buon segno per la ripresa degli affari e, soprattutto, una prova dell’affetto e della stima che la comunità di Giambellino prova nei confronti di questa giovane imprenditrice madre di due bimbi di cinque e tre anni. Il suo pensiero va proprio ai figli: «Quelli passati sono stati mesi abbastanza impegnativi. È stato difficile cercare di spiegare ai bambini il motivo per cui non si poteva uscire né andare a scuola. Inizialmente l’hanno presa abbastanza bene perché per loro era una novità restare tutto il giorno a casa con mamma e papà, che comunque dovevano lavorare. Con il tempo, però, mi sono resa conto di quanto avessero sofferto». Le domandiamo come sta gestendo oggi i rapporti con i piccoli, che hanno trascorso ancora una volta a casa quest’ultimo mese di confinamento: «All’inizio, dopo l’allentamento del 4 maggio, ho riaperto part-time sia perché non riuscivo a organizzarmi con i bambini sia perché il passaggio dei clienti era estremamente ridotto. Adesso faccio orario completo, con pausa dalle 13 alle 16.30; ai bimbi pensa il papà, che è in smart working da fine febbraio».
Se c’è una differenza rispetto alla quarantena della scorsa primavera, quella è la possibilità, per le librerie, di restare aperte. Il decreto del 3 novembre ha infatti inserito per la prima volta i libri tra i beni essenziali. Un cambio di paradigma importante per la cultura italiana, accolto con entusiasmo dalla signora Marika: «Sono essenziali per l’anima – afferma con decisione –. Ti consentono di viaggiare con l’immaginazione, di rifugiarti in mondi che ti portano lontano dalla quotidianità; ti fanno vivere altre vite. Se poi pensiamo più in concreto, aiutano tantissimo a passare il tempo in casa con i bambini. Invece di metterli davanti alla televisione o a un cellulare, fargli leggere un libro è importante e si può approfittare di questo momento proprio per consolidare questa abitudine».
Sebbene gli eventi che aveva in programma siano momentaneamente congelati o dirottati online – come nel caso delle conversazioni con gli autori dei testi o di piccoli convegni dedicati al mondo dell’apprendimento per i più piccoli – la libreria sta riprendendo il suo ritmo, facendo della fantasia il principale strumento di evasione dal momento ancora un po’ grigio che tutti stiamo attraversando. È forse questo il motivo per cui ha scelto il nome FiorDiFiaba per il locale? In realtà, ci spiega, la ragione è un’altra: «Molte strade del quartiere hanno nomi di fiori. La mia attività è in via dei Biancospini, per cui ho cercato di trovare un nome che fosse legato a questa particolarità della zona». Poi aggiunge: «Nella mia mente il concetto di fiore rimanda ai bambini, le cui menti sono dei fiori da coltivare. Il libro è uno strumento per farlo ed è esso stesso un fiore, un simbolo di vita nella periferia».
Salutiamo la signora Marika e ci chiudiamo alle spalle la porta a vetri della libreria. Fuori il vento continua a soffiare impetuoso, ma sembra non scalfire in alcun modo la calda atmosfera che si respira oltre la soglia del locale. FiorDiFiaba ha il suo lieto fine dopo mesi difficili e resta una storia così bella che sarebbe un piacere per tutti conoscerla e lasciarsi ispirare dalla sua grande resilienza.