Lasciare un’eredità al Paese, fare scoprire l’Italia all’estero e impiegare i giovani: prosegue lungo queste direttrici il cammino d’avvicinamento a Expo 2015. La presidente e commissario generale del Padiglione Italia, Diana Bracco, è intervenuta a CaffExpò a Milano, organizzato lunedì 27 maggio dall’ateneo, per spiegare l’opportunità di mobilitazione e la sfida che rappresenterà per le imprese italiane coinvolte.
Incalzata dalle domande del dottorando di Agrisystem Francesco Planchenstainer, la Bracco ha parlato della volontà di dare vita a una vera e propria vetrina per l’Italia: «Ci sono molte aziende italiane – ha detto – che operano in maniera eccellente nelle loro nicchie di riferimento. Queste imprese trascinano il nostro export e la speranza è di dar loro visibilità e trasmettere il messaggio che il made in Italy non parla solo di design, food e fashion, ma anche di tecnologia. L’internazionalizzazione è uno dei concetti chiave di Expo per le imprese nostrane e l’evento, che vedrà affluire migliaia di compagnie provenienti da tutto il mondo, è un’occasione per approfondire i rapporti interculturali e intergovernativi».
L’attesa è grande: il progetto del Padiglione Italia è appena nato ma si sta trasformando in un’avventura che coinvolge sia gli organizzatori che l’intera Milano, pronta ad accoglierlo: «La gestione operativa a noi affidata non è l’unica prospettiva coinvolta – ha sottolineato Diana Bracco -. Fuori dall’area di Expo ci sarà da sostenere un’intera città: viabilità più efficiente, ristoranti meno cari, hotel a disposizione di tutti i visitatori, e teatri e spettacoli no-stop per rendere viva tutta la città. Vogliamo rendere domotica quest’esperienza e trasformare Milano in una vera e propria smart city».
Il sito dove nascerà Palazzo Italia sarà pronto in 16 mesi. Nel frattempo si sta procedendo alla creazione di un palinsesto di eventi: «L’Italia ha scelto la sua casa – ha proseguito la vicepresidente di Confindustria -, il mosaico si compone e spero che Expo 2015 possa significare per Milano ciò che hanno significato le Olimpiadi per Londra. Vorremmo che Palazzo Italia, al termine della fiera, sia lasciato in eredità alla città come spazio dell’innovazione».
Un filo rosso evolutivo, dunque, che riguarderà le strutture di Expo ma anche l’occupazione. La fiera espositiva internazionale, infatti, si prospetta come un’importante fucina occupazionale per i giovani: «Da poco – ha detto la presidente di Expo Italia – abbiamo aggiornato uno studio della Bocconi che certificava che un evento di questo tipo avrebbe potuto aumentare il Pil del Paese. Ma la fiera è un valore aggiunto per creare 200.000 posti di lavoro, non nel breve ma nel lungo periodo». Non si spegne, però, la preoccupazione riguardo alle tempistiche e la vera domanda che tutti si pongono è se l’Italia sarà pronta per la data fissata: «I continui cambiamenti politici non hanno giovato, ma – ha rassicurato la Bracco – questo governo ha fatto una profonda e diffusa dichiarazione di fiducia nei confronti di Expo. Stiamo pagando alcuni ritardi ma ora abbiamo iniziato a correre e ce la faremo».