La Turchia non ha ancora un chiaro destino.Il presidente uscente Recep Tayyip Erdoğan si ferma al 49,4 per cento delle preferenze, a fronte di un 50 per cento necessario ad assicurarsi un nuovo mandato. Il leader dell’opposizione Kemal Kılıçdaroğlu, invece, ha ottenuto il 44,4 per cento dei voti. Questo significa un ritorno alle urne, fissato per domenica 28 maggio.Un evento chiaramente sentito dalla popolazione, come dimostra la grande affluenza: circa il 90 per cento.

Si ritornerà alle urne il 28 maggio per il testa a testa tra il presidente uscente Recep Tayyip Erdoğan (49,4% delle preferenze al primo turno) e il leader dell’opposizione Kemal Kılıçdaroğlu che ha ottenuto il 44,4% dei voti

A livello geografico, Erdoğan ha spopolato nelle campagne, mentre l’avversario si è assicurato la costa egea e le città, tra cui Istanbul e Ankara. Un dato interessante è il fatto che  Kılıçdaroğlu abbia ottenuto la maggioranza nei territori a maggioranza curda, nonostante il suo partito sia sempre stato fautore di una linea ben più dura di quella dell’Apk nella repressione del Pkk (Partito dei lavoratori curdo) e delle sue velleità indipendentiste e autonomiste.Complici, forse, anche i ritardi e i problemi nella gestione delle zone colpite dal terremoto dello scorso febbraio, che sono valse pesanti critiche al governo e hanno convinto la popolazione della necessità di cambiamento.

L’atmosfera nelle ultime ore è stata molto tesa, e si percepisce chiaramente la polarizzazione che divide il Paese.Durante lo spoglio delle schede, si è acceso lo scontro tra i sostenitori delle due fazioni per quanto riguarda i dati: l’agenzia di stampa statale Anadolu e la privata Anka, vicina all’opposizione, hanno diffuso percentuali diverse a vantaggio di una o dell’altra parte.Solo con l’intervento del Supremo Consiglio elettorale sono stati diffusi i dati ufficiali.  Inoltre, quando Erdoğan si è presentato ad Istanbul, per votare nel proprio seggio, ha distribuito soldi in contanti ai bambini lì presenti. Un chiaro segnale per spostare il consenso dalla sua parte e convincere gli indecisi. La questione turca è ancora del tutto aperta: i due candidati hanno tredici giorni per solidificare i loro consensi e strappare le poche migliaia di voti necessari a governare il Paese. Il regno ventennale del Sultano è ancora a rischio.