La diga di Mosul, in Iraq, serve il Medio Oriente e regola il flusso del fiume Tigri anche grazie al lavoro di un gruppo di italiani. A pochi chilometri di distanza le forze governative combattono le ultime frange di resistenza dello Stato Islamico, che fino a poco tempo fa occupavano completamente la città. Cinquanta chilometri separano il centro dalla diga in cui sta operando Trevi Group, azienda romagnola di ingegneria del sottosuolo con filiali in tutto il mondo.

I lavori. Su committenza del Ministero delle risorse idriche iracheno e sotto la direzione dell’Usace (il corpo di ingegneria dell’esercito americano), i tecnici dell’azienda italiana stanno lavorando alla riduzione delle infiltrazioni d’acqua nel sottosuolo. La diga, inaugurata nel 1988, è stata realizzata su un terreno composto da lingue di gesso, materiale che si scioglie facilmente a contatto con l’acqua. I ‘buchi’ che inevitabilmente si creano per effetto di questa reazione portano a una situazione di pericolo permanente di cedimento della diga. Gli operatori stanno provvedendo a riempirli con colate di malta cementizia. L’attuale responsabile del progetto è la stessa persona che, diversi anni fa, partecipò alla costruzione delle fondamenta della diga effettuata dalla Rodio, azienda con sede a Milano che Trevi ha successivamente acquisito.

Uno dei tunnel che corrono sotto la diga di Mosul

Uno dei tunnel che corrono sotto la diga di Mosul

Da settembre, quando sono iniziati i lavori che dureranno fino a marzo del 2018, i tecnicidella Trevi hanno già provveduto a riparare una delle due saracinesche che controllano il flusso d’acqua dell’invaso, che ha un volume di oltre undici milioni di metri cubi d’acqua in grado di generare fino a 750 megawatt di energia elettrica. È inoltre in corso la liberazione di uno dei tunnel di scarico sul fondale del bacino, lungo 2,3 chilometri. Questo lavoro viene portato avanti da sommozzatori che, a causa del lungo tempo trascorso sott’acqua, lavorano all’interno di camere iperbariche. La natura del fondale implica una manutenzione perpetua.

I tecnici della Trevi al lavoro

I tecnici della Trevi al lavoro

Formazione sul campo. Il contratto tra Trevi e governo iracheno durerà 18 mesi. Fra gli obiettivi c’è quello di rendere autosufficienti e in grado di portare avanti il lavoro di manutenzione gli ingegneri locali. Per questo, in parallelo ai lavori, l’azienda italiana sta formando sia a livello logistico che tecnologico i lavoratori iracheni che dovranno imparare a gestire tutti i macchinari e le tecnologie che Trevi lascerà in Iraq una volta terminata la commessa.

Soluzione definitiva. Non è un mistero che il problema sia risolvibile una volta per tutte. Sarebbe necessario realizzare una parete lunga centinaia di metri e profonda quanto basta per bypassare lo strato naturale di gesso. Una soluzione che l’azienda italiana è in grado di realizzare e che era già stata proposta al governo di Baghdad. Dati i tempi lunghi dell’intervento (stimati in quattro anni), l’ingente investimento e tecnologie adeguate, i politici iracheni hanno deciso di non sostenere questa operazione.

I lavoratori. Una mensa, una palestra, delle abitazioni. Trevi, per i propri tecnici, ha dovuto allestire un vero e proprio campo base. Intorno alla diga, infatti, c’era soltanto un piccolo insediamento. All’interno della ‘cittadella’ vivono sia civili che militari. Ad occuparsi della protezione del personale, infatti, c’è anche l’esercito italiano, rappresentato prevalentemente dal corpo dei bersaglieri. Sono circa 400 le persone impegnate da Trevi nel progetto della diga di Mosul. La maggioranza è composta da manovalanza locale. Un centinaio di tecnici arrivano dalle filiali mediorientali di Trevi, presenti ad esempio a Dubai, nel Kuwait e negli Emirati Arabi. A questi va aggiunta una ventina di italiani che si sono trasferiti dalla penisola esclusivamente per lavorare al progetto. Le fonti interne al campo assicurano che il clima è sereno, nonostante la consapevolezza di essere impegnati in un lavoro sotto la luce dei riflettori e minacciato dalla guerra che si sta consumando a pochi chilometri di distanza.

La mensa del campo base

La mensa del campo base