Rosanna Marani è la prima donna a varcare la soglia della Gazzetta dello Sport negli anni ’70 con in mano un’intervista esclusiva a Gianni Rivera. Il comune di Milano le ha assegnato l’Ambrogino d’Oro 2015 alla Civica Benemerenza. La sua carriera da giornalista è esemplare: prima giornalista a condurre una trasmissione sportiva in Bar Sport, per anni ha lavorato per la Rai, il Giornale d’Italia, il Resto del Carlino e Telemilano. È Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Ora è in pensione ma questo non le ha impedito di vincere il premio “Alda Merini” nel 2014 con la raccolta di poesie P’Ossessione.

Questo Ambrogino arriva a coronamento di una carriera costellata di “prime volte”: che effetto le ha fatto questa notizia?

R: Quando l’ho saputo ero molto emozionata anche perché sinceramente non me lo aspettavo, non do mai nulla per scontato. Nella mia vita ho avuti molti “colpi al cuore” in senso buono: la Gazzetta dello Sport, il Cavalierato della Repubblica. L’anno scorso ho ricevuto anche un premio di poesia per il mio libro. È bello rendersi conto di aver lasciato un segno con la propria vita. Questo Ambrogino mi arriva da pensionata e ciò mi rende ancora più felice: bisogna sfatare questo mito della vecchiaia come periodo di nulla-facenza e dimenticanza.

Fin da subito lei ha dato prova di sapersi fare ascoltare: oggi che c’è questo sovraccarico di comunicazione, come può un giornalista far sentire la sua voce?

R: Con la bravura e la costanza. Ci vuole talento per fare questo mestiere, ma soprattutto entusiasmo.Un bravo giornalista se riesce a mantenere la determinazione con cui ha intrapreso la sua strada riuscirà sempre a farsi notare. Informarsi per informare gli altri, solo così non si esaurirà mai l’eco della voce di un bravo giornalista.

Ha iniziato questo mestiere sulla carta stampata, poi è passata alla televisione ed ora è approdata sul web e sui social. Come è cambiato secondo lei il mestiere del giornalista in questi anni?

R: Un bravo giornalista deve avere molta fiducia in sé stesso ma deve anche essere consapevole dei propri limiti. Mai farsi scoraggiare dalle novità, mai chiudersi nel proprio guscio di abitudini. Il web è una grande sfida per il giornalismo: da una parte permette di arrivare al cuore di migliaia di persone, dall’altra però è anche una grossa minaccia all’informazione. La rete, e i social in particolare, sono – si passi il termine- ‘il regno degli imbecilli’. La gente oggi scrive senza avere più il senso di responsabilità della parola: va bene la libertà d’espressione, ma concedere indistintamente la possibilità di scrittura online è come mettere un fucile tra le mani di un bambino.