«Questa è la storia di una donna, di una città e di un anno in cui tutto non andò come doveva andare. O forse sì: questo è il punto». La lotta titanica e solitaria della legalità prende corpo sul palco dello storico teatro milanese Carcano. A parlare, è un pezzo di storia del teatro italiano, l’attrice Ottavia Piccolo. Impossibile, tuttavia, credere che ciò di cui si parla sia solo uno spettacolo, una finzione. Cosa nostra spiegata ai bambini va in scena proprio il giorno dedicato alla memoria delle vittime innocenti di tutte le mafie, nonché nel primo giorno di primavera, il 21 marzo. Un monito alle coscienze: per scuoterle, per risvegliarle, per non dimenticare.

sindaca

La sindaca di Palermo Elda Pucci

Ottavia Piccolo, diretta da Sandra Mangini e accompagnata dal ritmo mediterraneo dei Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, veste i panni di Elda Pucci, la prima sindaca donna di Palermo, che portò la fascia di prima cittadina per meno di un anno, appena 359 giorni, dal 19 aprile del 1983 al 13 aprile dell’anno successivo. Elda Pucci fu la prima a costituirsi, in rappresentanza del Comune, come parte civile nel processo per l’uccisione di Rocco Chinnici, il magistrato che parlava nelle scuole del business della droga nella mafia siciliana.

Il coraggio della “Signora Dottoressa”, come voleva essere chiamata per rimarcare la sua professione di pediatra e la sua appartenenza orgogliosa al genere femminile, viene raccontato nel potente monologo scritto da Stefano Massini, primo autore teatrale italiano ad aver vinto un Tony Awards, conquistato a Broadway.

Massini rende il suo testo provocatorio fin dal titolo che è un frase pronunciata realmente da Elda Pucci. La sindaca invitava ad essere onesti nel linguaggio, a chiamare le cose con il loro nome per far arrivare diretto, forte e chiaro il messaggio di condanna alla mafia, nel modo più veloce e sincero possibile. «Il titolo viene da un’intervista che Elda Pucci concesse esattamente 40 anni fa. In essa diceva che, se si riuscisse a spiegare Cosa Nostra e, in generale tutte le cose che ci sembrano difficili, con parole semplici, forse il mondo sarebbe migliore – racconta Ottavia Piccolo, dal suo camerino poco prima di debuttare sul palco–. La cultura è patrimonio di tutti e va condivisa con tutti – continua –.  Non è detto che, per mostrarsi intelligenti, bisogna parlare difficile».

Questo spettacolo è un viaggio nella Palermo della speculazione edilizia, della piaga dell’eroina, della mafia che indossa il suo vestito migliore e si mostra del tutto a suo agio nei palazzi del potere. Dalla scia di omicidi di tutti coloro che si oppongono “a cemento e antenne, terrazze e panni stesi”, alla coltre asfissiante calata sulla città, da Pippo Fava a Piersanti Mattarella, dal giudice Chinnici al generale Dalla Chiesa, Palermo qui è dipinta come la città tentacolare, ingestibile, ingovernabile. Ma non per Elda Pucci, bene abituata alle situazioni al limite dell’umanità.

Cosa nostra spiegata ai bambini nasce da una frase pronunciata da Elda Pucci.«Il titolo viene da un’intervista che Elda Pucci concesse esattamente 40 anni fa. In essa diceva che, se si riuscisse a spiegare Cosa Nostra e, in generale tutte le cose che ci sembrano difficili, con parole semplici, forse il mondo sarebbe migliore», racconta l’attrice Ottavia Piccolo

La sua missione inizia nei quartieri popolari, dallo Zen alla Vucciria, quelli dove le famiglie sono assenti, i bambini denutriti, si cresce male e troppo in fretta. Quella è l’umanità sofferente e dannatamente vera ricercata da Elda, l’umanità che la sindaca che è in lei vuole aiutare, e la pediatra vuole curare, a cominciare dai piccoli pazienti che incontra e che danno il titolo ai dieci capitoli con cui è diviso il monologo. Da Ruggero che ha 4 anni e ne dimostra 10, a Tanino che nel suo quartiere Zen ha contratto il tifo, fino ad Ancilina, trovata a pochi giorni di vita davanti alla porta di una chiesa, con l’eroina nelle vene. Elda è la dottoressa dei quartieri poveri, la donna che cura i picciriddi.

Ottavia Piccolo, in scena dal 21 al 26 marzo al Teatro Carcano

Il testo è serrato, le descrizioni semplici e dirette, l’immersione nei gironi infernali di questa società è totale. Questa è anche una storia che rischiava di essere dimenticata, una vicenda personale che diventa specchio della situazione di un intero Paese. Nello spettacolo, la parabola politica e umana di questa donna si intreccia con le sorti di un’intera città che si forza al risveglio da un inverno che non sembra voler passare, proprio come i fiori lenti a sbocciare nella primavera del 1983.

Elda sembra farcela, sembra sbocciare; eppure, alla fine, Palermo rivela tutta la sua struttura concentrica al potere, allergica al cambiamento, legata all’eterno ritorno dell’uguale, come la ciclicità delle stagioni. Alla fine, la primavera torna, ma il fiore di Elda sfiorisce, e la sindaca è costretta a dimettersi di fronte alla sfiducia della sua giunta. Un anno dopo, sempre in un giorno di primavera, la casa di Piana degli Albanesi di Elda salta in aria con due cariche di esplosivo. La litania iniziale torna a ricordarci che è di nuovo primavera, che nulla è cambiato, che i bambini corrono nei parchi, tra fiori e siringhe. La città, sorniona e infida, ripete il suo rito camaleontico del passaggio stagionale.

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Vestiti di scena indossati da Ottavia Piccolo per interpretare Elda Pucci

La storia di Elda riassume il coraggio di chi non si volta dall’altra parte, di chi cerca, nonostante tutto, un’alternativa. «È importante raccontare delle storie – sottolinea Ottavia Piccolo – perché arrivano al pubblico più direttamente ed è più facile fare passare dei messaggi attraverso le storie delle persone. Stefano Massini ha deciso di raccontare questa storia perché Elda Pucci è stata completamente cancellata dalla storia politica e anche dalla storia della sua città. Nel comune di Palermo, fino a pochi mesi fa, non c’era neanche una targhetta che ricordasse questa sindaca. Grazie al nostro spettacolo, almeno adesso c’è la targa e una nuova consapevolezza del suo valore».

foto camerino

Dietro le quinte dello spettacolo, nel camerino di Ottavia Piccolo

Ottavia Piccolo ha portato più volte in scena lotte solitarie e necessarie di supereroi della porta accanto: «Ho fatto uno spettacolo sui desaparecidos argentini e sulle madri di Plaza de Mayo. Con Massini ho lavorato anche per portare in scena il tema del lavoro, 7 minuti, che è diventato anche un film e parlava di lavoro, donne, diritti che vengono erosi in continuazione. Abbiamo messo in scena anche La banalità del male di Hannah Arendt. Un tema difficile ma, attraverso il teatro, siamo riusciti ad avvicinare il pubblico a un argomento che viene costantemente rimosso, che disturba. Il teatro ha sempre parlato della contemporaneità; Shakespeare raccontava ciò che gli succedeva attorno: la grandezza di questi autori è che ci riguardano ancora adesso».

Ottavia Piccolo: «È importante raccontare delle storie perché arrivano al pubblico più direttamente ed è più facile fare passare dei messaggi attraverso le storie delle persone. Stefano Massini ha deciso di raccontare questa storia perché Elda Pucci è stata completamente cancellata dalla storia politica e anche dalla storia della sua città. Nel comune di Palermo, fino a pochi mesi fa, non c’era neanche una targhetta che ricordasse questa sindaca. Grazie al nostro spettacolo, almeno adesso c’è la targa e una nuova consapevolezza del suo valore».

Il teatro si fa specchio della realtà, in grado di pescare storie passate e renderle improvvisamente concrete, per farle parlare ancora oggi, anche a noi. Un’arte sociale necessaria che ricorda ancora una volta che il teatro è potere, come ogni forma d’arte: «Il teatro, con il mezzo semplice del racconto, ti fa capire più di quanto non sappiano fare un libro, un saggio, una dibattito: ha un’immediatezza che arriva al cuore. Attraverso il teatro – afferma con orgoglio Ottavia Piccolo – si possono piantare semi di consapevolezza. ».