L’8 marzo tradizionalmente è la giornata internazionale delle donne. Nonostante in molti paesi siano ancora discriminate o limitate nelle possibilità, le donne da sempre hanno contribuito al progresso del mondo in tutti i campi: letteratura, arte, scienza, politica. E il cinema non è da meno.Il grande schermo ci ha fatto conoscere grandi attrici che con le loro interpretazioni hanno colpito e affascinato milioni di persone. Questa settimana vi proponiamo 5 donne che tra passato e presente sono diventate stelle della settima arte. Seguiamole sul Red Carpet di alcuni loro successi. Buona visione.
GIACOMO COZZAGLIO CONSIGLIA: AUDREY HEPBURN IN “SABRINA”
I suoi occhi scuri e profondi e il suo sguardo così dolce probabilmente avrebbero visto il mondo colorato di rosa. Proprio come la canzone “La vie en rose” che si sente provenire dalle piccole strade della città dell’amore, Parigi. La ville lumière insegna a Sabrina Fairchild a vivere e a capire cosa significa amare qualcuno. Così al suo rientro a Long Island, Sabrina comprende verso quale dei fratelli Larrabee prova un sentimento autentico e non un’infatuazione giovanile. Eppure l’interpretazione di Audrey Hepburn non nasconde quell’animo umile e sognatrice che l’ha resa indimenticabile. La grazia di Audrey Hepburn si riflette nella brillantezza dei suoi occhi e nel suo sorriso, un fascino in grado di incantare e riempire l’anima di colori. Così il bianco e nero della pellicola donano romanticismo ad un’atmosfera da sogno, ad una notte in cui la stella più bella fa il suo ingresso con un abito di Givenchy.
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MARIANNA MANCINI CONSIGLIA: MERYL STREEP IN “I PONTI DI MADISON COUNTY”
Francesca è una madre di famiglia di mezza età, vive nell’Iowa e i suoi giorni si confondono tra loro, finché non arriva Robert, un fotografo giramondo, giunto in città per intrappolare dentro uno scatto i famosi ponti della contea. Tra i due è amore impossibile a prima vista perché – come dice lei – noi siamo le scelte che abbiamo fatto e talvolta l’unico modo per non smettere di volersi è non aversi mai. Meryl Streep è la perfetta coprotagonista di un dramma romantico, intenso e struggente. L’uomo che non può seguire è interpretato da Clint Eastwood, che conserverà per tutta la vita i sentimenti provocati da un incontro fatale. Lo stesso farà lei, lasciando in eredità ai figli i suoi diari, come memorie di un amore sospeso. Meryl può diventare chiunque e quando lo fa è impareggiabile.
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ANNAROSA LAURETI CONSIGLIA: JASMINE TRINCA IN “MIELE”
Una bottiglia di Lamputal per interrompere la sofferenza della malattia e addormentarsi placidamente come un cane, come un Labrador. Irene ha trent’anni e una doppia identità. Dietro la dolcezza del suo nome in codice, Miele, si nasconde un’amara esistenza dedita ad assistere i malati terminali che scelgono di suicidarsi. Complici un passato doloroso e un lutto non elaborato, Miele crede fermamente nel suo lavoro fino a quando nella sua strada incrocia l’ingegner Grimaldi, affetto da un male invisibile ma altrettanto forte da indurre a desiderare la morte, la depressione. Valeria Golino dirige una Jasmine Trinca intensa e profonda, il cui sguardo ad ogni primissimo piano arriva dritto all’animo dello spettatore.
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EMILIANO DAL TOSO CONSIGLIA: KEIRA KNIGHTLEY IN “A DANGEROUS METHOD”
Che cosa muove il mondo? Molto semplice: il conflitto di classe e il conflitto di genere. I soldi e il sesso, in pratica. Karl Marx ha approfondito le dinamiche che spostano i caratteri in relazione ai primi; Carl Gustav Jung ha studiato l’infezione che comporta lo spostamento delle persone in relazione all’altro. Non è un caso che il regista di A Dangerous Method sia David Cronenberg, l’autore del virus per eccellenza, il cineasta del mostro dentro di me. Inconscio, rimosso, psicoanalisi: Jung è il chirurgo degli spettri dell’anima; Sabina Spielrein è la rivelazione, la scoperta del piacere grazie al dolore e all’umiliazione. Keira Knightley, magra e bellissima, la incarna con un’adesione disturbante, che degenera nella smorfia orrorifica. D’altronde, l’horror è l’unico genere possibile per raccontare la psicoterapia, il vissuto traumatico degli uomini. E delle donne. Per far emergere i demoni serve una rivoluzione interiore, un metodo pericoloso.
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FRANCESCO CASTAGNA CONSIGLIA: HELENA BONHAM CARTER IN “ALICE IN WONDERLAND”
Se fosse un personaggio della letteratura greca potremmo definirla come “la donna dal multiforme ingegno”. Superba, un’espressività rara, un’attrice che certamente non passa inosservata in grado di catturare l’attenzione del pubblico anche da attrice non protagonista. In Alice in Wonderland non è sicuramente la Regina che i nostri occhi da bambini visivamente si ricordano, ma forse è quello che idealizzavamo con i pensieri. La Regina Rossa, grande infantile, egocentrismo e un carico di risentimento, chi se non la Carter poteva interpretare un personaggio del genere. Nemmeno la veste da cartone e i costumi riescono a camuffare la sua recitazione cinematografica, quella di una donna che interpreta un’iconica sanguigna Regina Rossa. Nella sua carriera ha interpretato una lista di personaggi all’eccesso, perché come ama dire lei: “Siamo tutti pazzi. Specialmente noi donne: libere per natura”.
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