«La plastica è meravigliosa, perché è durevole. La plastica è terribile, perché è durevole». Queste due frasi citate nel documentario “A Plastic Ocean” rendono chiaro perché la plastica sia un problema per l’ambiente. Il docu-film del giornalista australiano Craig Leeson è stato proiettato il 22 marzo durante il Festival dei diritti umani di Milano Il docu-film del giornalista australiano Craig Leeson è stato proiettato il 22 marzo durante il Festival dei diritti umani di Milano, proprio in occasione della giornata mondiale dell’acqua.

Nel 2011 Craig parte alla ricerca della balenottera azzurra al largo dello Sri Lanka, un luogo che ha fama di essere incontaminato. Eppure, persino tra quelle acque, il giornalista si imbatte in rifiuti di plastica, una vera e propria piaga che ha devastato gran parte dell’ecosistema marino del pianeta. Il documentario si trasforma quindi in un’inchiesta sugli effetti dell’inquinamento da plastica nei mari, con varie testimonianze di ricercatori, fondazioni e persone comuni. A parlare è anche la dottoressa Lindsay Porter, esperta di cetacei, che mette in guardia circa i danni dell’inquinamento sulle balene: «Per nutrirsi questi mammiferi spalancano la bocca, inghiottendo l’acqua, per trattenere il krill e pesci minuscoli. Ma così facendo inghiottono anche tonnellate di plastica».

Non sono solo le balene a morire agonizzanti a causa della plastica presente nel loro stomaco, ma anche tutti gli altri animali che vivono nell’ambiente marino inquinato, dai pesci alle tartarughe fino ad arrivare agli uccelli. Oltre ai rifiuti ingombranti, particolarmente insidiose sono le cosiddette “lacrime di sirena”, microplastiche così piccole da risultare impercettibili ad occhio umano e per questo facilmente ingeribili dalla fauna marina, che è ingerita a sua volta dall’uomo con conseguenze sulla salute ancora sconosciute.

I dati raccolti da Craig dicono che nel 2050, quando la popolazione sarà di 10 miliardi di persone, la produzione di plastica triplicherà con effetti ancora più devastanti sull’ambiente. Uno scenario inquietante destinato solo a peggiorare: i dati raccolti da Craig dicono che nel 2050, quando la popolazione sarà di 10 miliardi di persone, la produzione di plastica triplicherà con effetti ancora più devastanti sull’ambiente. Delle centinaia di milioni di tonnellate di plastica che ogni anno produciamo solo una minima parte viene riciclata, mentre il resto finisce, se va bene, in discarica o, se va male, nei nostri oceani. Nel mar Mediterraneo il rapporto tra particelle di plastica e plancton è di uno a due, mentre nel Pacifico esiste ormai una vera e propria isola di plastica grande quanto due volte il Texas.

Il problema della plastica è che non è biodegradabile: quando la si produce, in una forma o nell’altra continua a occupare uno spazio del pianeta. Ecco perché è urgente ridurne la produzione e il consumo a partire dalle singole persone. E questo è anche quello che si prefigge di fare il documentario di Leeson per sua stessa ammissione: «È importante condividere questa storia, perché la conoscenza genera attenzione, e l’attenzione genera il cambiamento».