Giovani e TikTok: un binomio sempre più ricco di contraddizioni. Se il social network è spesso veicolo di contenuti musicali e di intrattenimento, è altrettanto vero che offre anche contenuti che possono danneggiare gli utenti. Quello che accomuna i creator è la volontà di guadagnare sempre più follower e quando postano contenuti con l’hashtag #Dca, la sigla che indica i disturbi del comportamento alimentare, il numero di seguaci aumenta in maniera vertiginosa, soprattutto nelle fasce under 15 e under 30. Si passa dallo slogan “sharing is caring” (condividere è prendersi cura), in riferimento all’aiuto che può arrivare dalla community con cui si condividono i problemi, fino a un vero e proprio business.

«Occorre essere un po’ cinici e ricordare che l’algoritmo ha un’unica finalità, che è quella di aumentare l’audience a fini pubblicitari. I social non hanno scopi morali: consentono, è vero, di tenersi in contatto e di condividere anche emozioni con amici, parenti e conoscenti, ma devono finanziarsi e lo fanno attraverso le visualizzazioni. Quindi se un contenuto permette di aumentarle, lo proporranno in maniera massiccia. Questo spiega perché alcuni temi siano più seguiti di altri», spiega Andrea Barchiesi, fondatore di Reputation Manager e tra i massimi esperti di analisi e gestione della reputazione digitale.

L’algoritmo di TikTok, tuttavia, agisce spesso in maniera subdola anche nei confronti di chi cerca aiuto. Un esempio molto significativo è stato raccontato dal Wall Street Journal: è la storia di una 15enne americana che, dopo aver sofferto di disturbi del comportamento alimentare, ha modificato le impostazioni di TikTok per evitare di guardare video legati all’argomento. Nonostante abbia bloccato gli account di certi creator, scelto l’opzione “non interessata” per i video sui Dca e li abbia segnalati alla piattaforma, ha continuato a vederli. Perché? «Purtroppo manca un arbitro, un vero garante che, come accaduto nel campo della pubblicità, ad esempio in TV o sui giornali, intervenga in base a una normativa che, invece, al momento è assolutamente carente. Per questo è importante aumentare la consapevolezza in chi usa questi strumenti», continua l’esperto.

L’algoritmo, infatti, assegna ai contenuti una percentuale in base al tempo di visualizzazione da parte degli utenti: se si visualizza oltre il 25% di un contenuto, questo assume più importanza e ne saranno riproposti di analoghi. Lo stesso vale con like, commenti e post.

Per saperne di più, continua a leggere su DonnaModerna.com.