“The voice of the game”. Non esiste frase che possa rappresentare meglio l’essenza di The Players’ Tribune, testata online nata nel 2014 che mette al centro atleti professionisti di sport e nazionalità diverse. L’obiettivo è tanto semplice quanto efficace: creare un filo diretto tra utente e atleta. Quest’ultimo scrive e si racconta attraverso le proprie parole e la propria voce. Successi, fama e trionfi lasciano spazio a debolezze, imperfezioni e sconfitte, in una sorta di umanizzazione dell’atleta. È in questo modo che emergono i lati più nascosti di quelli che siamo abituati a vedere come divinità intoccabili e perfette.
Il fondatore Derek Jeter: «Non sono un robot e non lo sono neanche gli atleti che a volte sembrano inavvicinabili. Tutti abbiamo emozioni. Tutti abbiamo storie da raccontare». L’idea nasce dalla mente di Derek Jeter, ex stella del baseball ed ex capitano dei New York Yankees. Uno abituato a essere sotto i riflettori, che spesso offuscano i lati più oscuri e ignoti della personalità, accecando soprattutto gli occhi di tifosi e appassionati. «Non sono un robot e non lo sono neanche gli atleti che a volte sembrano inavvicinabili. Tutti abbiamo emozioni. Tutti abbiamo storie da raccontare». È questo il mantra di Jeter, ben impresso sul sito di The Players’ Tribune, dove la varietà di contenuti si alterna alla lunghissima lista di atleti coinvolti. Atleti a cui viene affidata totalmente la scrittura, con un team di giornalisti ed editor che ha il solo compito di revisionare e impaginare i testi.
The Players’ Tribune si definisce come una “media company” e i contenuti prodotti spaziano dai più tradizionali short e longform scritti fino ai contenuti video e audio, come podcast e interviste. Il tutto viene pubblicizzato soprattutto sui social, che rimandano spesso al canale YouTube, seguito da 651mila iscritti. La strategia della testata si fonda su alcuni punti centrali. La mission fondamentale è tagliare i ponti “classici” tra giornalista e fruitore: è l’atleta stesso a trasmettere l’informazione e a raccontarsi in un dialogo virtuale con il lettore. Il business di The Players’ Tribune si concentra anche su un bacino di utenza che nel corso degli anni si è allargato partendo dagli Stati Uniti fino a raggiungere molti Paesi europei, asiatici e sudamericani. Il coinvolgimento di atleti di fama nazionale e mondiale favorisce questo progresso e spesso gli articoli vengono tradotti in più lingue a seconda del Paese di provenienza del “narratore”. Ad esempio, negli ultimi mesi, i racconti di due calciatori brasiliani come Alexandre Pato ed Eder Militao, tradotti anche in portoghese, hanno permesso alla testata di diffondersi in maniera significativa in Sud America e in particolare in Brasile.
Sono tanti i format interessanti e originali messi a punto da The Players’ Tribune e spaziano dal calcio, al basket, al baseball, a tanti altri sport. Fra questi, Letter to my younger self è un confronto dell’atleta con il proprio passato, mentre vede nello specchio davanti a sé il proprio “io” adolescente. Si tratta di una lettera che lo sportivo scrive in prima persona, dando consigli e suggerimenti a se stesso da giovane, ma criticandone anche alcuni comportamenti. Tra i tanti atleti che si sono sottoposti a questa autoriflessione c’è anche il portiere Gianluigi Buffon, che da ragazzino esordiente in Serie A si è contraddistinto, oltre che per le sue parate, anche per il suo atteggiamento da “supereroe”, come lui stesso si definisce. Nella lettera, “Gigi” mette in guardia il ragazzino che è stato, mostrandogli come in realtà fosse una persona come tutte le altre e che il processo per diventare uomo sarebbe stato lungo e faticoso.
Altro format particolarmente intimo e riflessivo è Mental Health Awareness, che scardina il tabù della salute mentale degli atleti, spesso trascurata o considerata in modo superficiale. Ancora una volta ritorna il concetto di entrare nella testa dell’atleta e di portarlo “a tu per tu” con il lettore. Lo sportivo può, in questo modo, raccontare il lato più oscuro della sua vita, veicolando il messaggio per cui è importante parlare di questo argomento, senza timore di essere giudicati o criticati. Tra i racconti più emozionanti, quello del cestista NBA Kevin Love arriva dritto al cuore e alla mente del lettore e ripercorre il suo lungo percorso, dall’attacco di panico avuto durante una partita fino alla consapevolezza del problema.
Nella sua varietà di temi e contenuti, The Players’ Tribune rappresenta un modo alternativo per andare oltre la facciata, scavando nella mente e nella pancia dell’atleta, scoprendone dettagli, abitudini e pensieri che i media abitualmente non riportano e che spesso restano sconosciuti anche ai fan più affezionati.