Si dice che tutti i popoli del Mediterraneo condividono molto: storia, culture spesso interconnesse e soprattutto una vicinanza che supera i confini sulla mappa. Nessun paese è escluso da questa “grande famiglia mediterranea” quale che sia la sua estensione territoriale o la sua importanza sullo scacchiere internazionale. Il Libano fa parte di questo gruppo e molti sono i giovani che si recano in Europa (Italia compresa) per studiare e lavorare.

Tuttavia la loro decisione spesso è dettata più dalla necessità che dal desiderio di nuove esperienze. La situazione economica del Paese è infatti molto precaria e le conseguenze si fanno sentire anche all’estero. «Penso che ci siano due problemi: la maggior parte delle persone pagate in lira libanese hanno sempre lo stesso stipendio sebbene la valuta abbia perso il 90% del suo valore» – ci spiega Yasmine Helou – «L’altro problema sono le banche che non consentono più di fare bonifici internazionali». Yasmine ha studiato in Francia e a Venezia dove ha fondato un collettivo curatoriale e conosce bene queste difficoltà pur non avendole provate direttamente. Anzi lei stessa ammette che quando venne in Europa circa sette anni fa sembrava che il Libano stesse vivendo una specie di «âge d’or».

Secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, nel 2012 il debito pubblico libanese era al 130,2% del PIL, mentre la crescita reale di quest’ultimo era sostanzialmente contenuta tra lo 0 e il 10%. Anche l’inflazione era sotto controllo. Dopo il 2015 tutti gli indicatori hanno iniziato a peggiorare: nel 2018 il debito pubblico ha raggiunto il 151,03% . Ma i dati realmente preoccupanti sono arrivati nel 2020 quando il PIL nazionale ha subito una contrazione del 25% e l’inflazione è arrivata all’85,5%.

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Prodotto Interno Lordo e inflazione in Libano (Fonte: International Monetary Fund)

Questi dati mostrano una pesante svalutazione della lira libanese che ha spinto gli istituto di credito ad una prudenza spesso estrema. «Le banche non restituiscono più i soldi depositati a causa della crisi economica e mettono un limite al prelievo mensile di soldi, ma questi non bastano per vivere» – racconta C. H., studente di medicina a Milano – «Per gli studenti erogano 10mila euro all’anno, ma per uno come me che paga 16mila di tasse universitarie non bastano affatto. Senza contare le spese per l’affitto». Molti studenti si sono quindi trovati nella situazione paradossale di non poter utilizzare appieno il denaro depositato sul proprio conto, complice anche il limite al prelievo di contanti che si è abbassato in maniera repentina. Ci spiega C. H.: «Quando il limite non era ancora così basso, ho cercato di aggirarlo mettendo parte dei miei soldi su una carta italiana così da poterla utilizzare senza problemi».

Le difficoltà sono aumentate soprattutto nel 2020. Due eventi hanno avuto l’impatto maggiore: la pandemia di Covid-19 e l’esplosione di un deposito del porto di Beirut dove erano stoccato oltre 2mila tonnellate di nitrato di ammonio. Le conseguenze per il paese sono state devastanti ed hanno aggravato una situazione di per sé già molto precaria. Con profonda tristezza Yasmine racconta che «il giorno dopo l’esplosione siamo andati a sgomberare le macerie e a distribuire viveri. Vedevamo i militari e la polizia camminare, fumare e osservarci senza fare niente. Era terribile ed è tuttora così». Una simile amarezza mostra un sentimento diffuso di delusione nei confronti dello stato. «La comunità internazionale sa benissimo che non ci si può fidare dei governanti l governo e pertanto molti paesi (Italia, Francia, Germania…) hanno iniziato ad inviare fondi e aiuti direttamente alle organizzazioni presenti sul posto e non al governo» – racconta Yasmine – «Questa mancanza di fiducia non interessa affatto ai nostri politici perché sono senza vergogna». E le conseguenze di questa situazione si riflettono tanto in Libano quanto per tutti i libanesi che per studio o lavoro si trovano in Europa. Questi ultimi possono avere il proprio futuro compromesso all’improvviso oppure essere costretti a proseguire nonostante le difficoltà perché abbandonare tutto è impossibile. C. H. ci racconta che essendo ormai alla fine del suo percorso in università l’idea di interrompere gli studi è inconcepibile. «Ormai l’unica cosa che posso fare è convertire la mia moneta nonostante la svalutazione, ma non posso tornare indietro ora che sono quasi alla fine» ammette C. H.

Per i giovani rimasti in Libano non ci sono molte alternative. «La mancanza di lavoro e possibilità sta spingendo molti giovani a restare all’estero» – confessa Yasmine. Tuttavia lei confida che queste partenze non siano un vero addio: «penso che nessuno dimentichi il paese per non abbandonare del tutto la famiglia e gli amici». Una speranza fragile in una terra martoriata.