Meno fumo per tutti e maggiori guadagni per lo Stato.
È di questi giorni infatti la proposta del governo di inasprire le norme contro il fumo con un nuovo disegno di legge, ancora in fase di sviluppo.
Da quanto trapelato, la grande novità contenuta è l’estensione del divieto di fumare in molti luoghi all’aperto, come i parchi, nelle parti all’aperto di bar e ristoranti, nelle stazioni ferroviarie, alle fermate degli autobus o agli sbarchi dei traghetti. L’altro cardine del provvedimento è il divieto assoluto di fumare nelle vicinanze di minori o donne in gravidanza.
Si tratterebbe di un’appendice della legge Sirchia – emanata nel 2003 e che prende il nome dall’ex ministro della salute Girolamo Sirchia -, che per la prima volta impose il divieto di fumare nei luoghi al chiuso.
Il divieto dovrebbe comprendere i prodotti da fumo tradizionali, quindi sigarette industriali o fatte a mano, pipe o sigari, ma anche i prodotti a tabacco riscaldato e le sigarette elettroniche. In Italia i fumatori sono quasi 10 milioni.
A gennaio l’attuale ministro della salute Orazio Schillaci aveva affermato che: “I costi dei tumori da fumo sono il doppio delle imposte incassate. Stiamo verificando quale sia lo strumento migliore per inasprire i divieti”. A dare manforte alla proposta del governo, dunque, ci sarebbe anche il fattore economico, oltre a quello morale. Ma quali sono questi costi?
Secondo le elaborazioni dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, che vigila la riscossione dei tributi sui tabacchi, nel 2021 lo Stato ha incassato circa 14,4 miliardi di euro dalle imposte sui tabacchi, sommando ai 10,7 miliardi di accise anche gli oltre 3,5 miliardi di euro di Iva.
Più difficile è invece calcolare i danni che in fumo arreca alla società, e di conseguenza alle casse dello Stato. Parte dei costi dovuti al fumo è da attribuire alla perdita di produttività delle persone che si ammalano o muoiono, e alle cure per le malattie attribuibili ad esso. Bisognerebbe considerare anche il cosiddetto “fumo passivo”, ovvero quello che viene inalato involontariamente da chi sta vicino ad una persona che fuma.
Il sito ufficiale del Ministero della Salute fornisce comunque una stima in questo ambito, si legge che: “In Italia si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93 mila morti con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro”, citando come fonte la sesta edizione del Tobacco Atlas, che però non tiene conto del fumo passivo. Questo è un rapporto realizzato da Vital Strategies, un’organizzazione che si occupa di sanità, e Tobacconomics, un centro di ricerca della University of Illinois di Chicago (Stati Uniti) che studia gli impatti economici del fumo e delle politiche sul tema.
Il numero più allarmante però è quello legato ai decessi. L’organizzazione mondiale della sanità infatti stima che ogni anno, nel mondo, più di 8 milioni di persone muoiono a causa del consumo di tabacco. Un numero che influirà nella scelta di far diventare legge, o meno, la stretta sul fumo.