Per il cantautore Francesco De Gregori “le canzoni appartengono a tutti, anche a chi le ha scritte”. Così, oltre a “La donna cannone” e “Rimmel” – giusto per citare le più famose – appartengono all’artista romano anche “Diamante” interpretata da Zucchero e “Mannaggia alla musica” cantata da Ron. Lo stesso Fornaciari nel 1979 ha, invece, scritto la musica della canzone “Il gallo” di Rinaldo Del Monte e “Tutto di te” per Fred Bongusto, mentre sono interamente sue “Con le mani” – cui ha collaborato anche Gino Paoli – e “Non ti sopporto più”. Ron, invece, ha firmato “Piazza Grande”, “Chissà se lo sai” e “Attenti al lupo” di Lucio Dalla.
Il mondo musicale italiano è sempre stato caratterizzato da una continua collaborazione tra autori e interpreti. E se spesso questi ultimi sono anche autori, altre volte, invece, sono semplicemente cantanti. In quest’ultimo caso, però, è più complesso comunicare in maniera efficace il messaggio del brano. Lo spiega bene il giornalista e critico musicale Marco Mangiarotti: «È difficile cantare un testo scritto da altri, tanto che quando un autore presenta una canzone a un interprete, quest’ultimo presta comunque le proprie idee. Il parametro più importante nell’ascolto è il riconoscimento della verità comunicata da chi sta cantando, unico discrimine per costruire una carriera longeva e duratura».Marco Mangiarotti: «Oggi il numero di interpreti italiani sta diminuendo a vantaggio di una crescente percentuale di autori»

Non è un caso, quindi, che oggi il numero di interpreti nel panorama musicale italiano stia diminuendo a vantaggio di una sempre più crescente percentuale di «autori che sono anche interpreti e interpreti che sono anche co-autori o cantautori», aggiunge Mangiarotti. Poi precisa: «È un fenomeno atipico rispetto alle scuole tradizionali, ma è la diretta conseguenza dei tempi che stiamo vivendo. Le nuove generazioni hanno, infatti, l’esigenza di esprimere la loro personalità». Questo fenomeno distingue la scena musicale italiana da quella, ad esempio, anglo-americana. Se quest’ultima è, infatti, ancora caratterizzata da interpreti puri, in Italia è un mondo quasi tramontato e l’evoluzione di stili, che vanno dall’hip-hop alla trap passando per il rap, ha avvicinato sempre di più la canzone a uno stile di racconto “talking”, come dicevano i blues man singer.

Ecco perché oggi la nostra musica vanta autori che scrivono non solo per cantanti italiani, ma anche per interpreti esteri. Tra questi c’è Sharon Selene, cantautrice e autrice di canzoni per musicisti sia americani che italiani che vanta una collaborazione con i The Kolors per i quali ha scritto cinque dei dodici brani contenuti nel terzo album prodotto in studio “You”, pubblicato a maggio 2017. Tra i testi firmati da Sharon c’è “What happened last night”, il primo estratto del disco che ha visto la collaborazione del rapper statunitense Gucci Mane. Una grande soddisfazione per la cantautrice, perché «il lavoro è stato fatto in studio insieme al frontman della band», dice Sharon. È stata «una produzione stimolante, uno scambio continuo, formativo e divertente. Poi Stash è una persona fantastica e molto disponibile».
Questo il modello di lavoro che l’autrice predilige: «È fondamentale creare un minimo contatto con l’artista per cui si sta scrivendo una canzone», continua Sharon che di solito chiede che l’interprete sia presente in studio, perché «dall’incontro con lui nasce un confronto che aggiunge elementi alla canzone stessa». Unica regola: «Il cantante deve avere il coraggio di dirmi ciò che vuole e quello che, invece, non lo soddisfa». Solo così si crea un team energico di collaborazione e supporto. «A volte i cantanti non riescono a scrivere, ma per me non è un problema – aggiunge Sharon –. Io li aiuto volentieri. In cambio, però, richiedo disponibilità e rispetto, perché un testo non può essere preteso o ordinato».
Una determinazione, questa, che l’autrice ha acquisito col tempo, perché «all’inizio si tende a regalare canzoni, poi si inizia a selezionare».

Le modalità di scrittura sono, infatti, varie ma identiche in Italia e all’estero. Un autore può scegliere la strada del ghostwriting prestando la propria capacità autoriale per il puro guadagno, senza vedersi poi attribuire il nome al testo della canzone. Diversamente, decide di battezzare la propria creatura che vede “come un figlio”: «Non è un caso secondo me che molti artisti si sentano anche genitori – prosegue Sharon – perché mettere al mondo una canzone è un atto d’amore, significa dare forma a qualcosa di tuo e poi lasciarlo andare. Un distacco che ogni tanto fa venire un po’ di magone». Per Sharon Selene “mettere al mondo una canzone è un atto d’amore”
Uno sforzo, questo, che deriva dalle energie investite nella scrittura e da una produzione a 360 gradi, almeno nel caso di Sharon Selene che scrive parole e musica, trovando ispirazione in qualsiasi momento della giornata: «Spesso mi capita di pedalare in città e pensare a un’idea o una melodia. Allora l’applicazione del telefono per me più utile diventa quella della registrazione, per fissare subito quello che mi è venuto in mente».

Per Sharon scrivere è immediato, naturale, un dono che sente il dovere di mantenere vivo, perché «scrivo da sempre, ma non si finisce mai: ci sono ancora troppi film da vedere, libri da leggere e canzoni da ascoltare prima di arrivare a una scrittura valida».
Sul luogo comune, però, del “non ci sono più i cantautori di una volta”, lei risponde: «In inglese si dice people talk so let them talk. Le critiche sono all’ordine del giorno e non sempre sono esclusivamente rivolte alla tua musica, quindi ad maiora. Bisogna accoglierle senza abbattersi. L’importante è ricordarti cos’hai fatto, chi sei e dove stai andando».
Proprio questa è la positività che Sharon esprime nel suo singolo Iron hearts in cui canta “sono libera” e che conferma nel motto “I am who I am and so are you” che la caratterizza. Una forza che riversa nelle sue produzioni. Oltre al lavoro per i The Kolors, Sharon si dice orgogliosa di alcuni testi scritti a Londra, in particolare per il feedback ricevuto: «Arrivare dall’Italia e sentirsi dire di aver prodotto dei pezzi forti per l’estero è per me un grande riconoscimento, come italiana in primis». Ora nel cassetto resta il sogno di scrivere per Calvin Harris e Rihanna e, in Italia, per Laura Pausini e Giorgia. «Vorrei, però, concedere anche a me la possibilità di pubblicare i miei pezzi», aggiunge l’autrice che al momento ha un disco pronto al lancio, specchio di uno stile, però, ancora poco italiano: «Potrebbe voler dire lasciare Milano», eventualità per cui Sharon si dice comunque pronta.