I primi segnali si erano intravisti lo scorso gennaio, quando il governo sudcoreano aveva proposto di aumentare dall’8% al 15% l’aliquota di detrazione fiscale per gli investimenti in chip e altre tecnologie strategiche per le grandi aziende. La Corea del Sud, d’altronde, è la sede dei due dei maggiori produttori mondiali di chip di memoria: Samsung Electronics e SK Hynix Inc. Ma il mercato è dominato anche da altri due attori internazionali, Taiwan Semiconductor Manufacturing e la californiana Intel Corp. Per questo motivo Seoul ha scelto di allinearsi alle scelte degli Stati Uniti, che negli ultimi tempi hanno rafforzato le industrie nazionali con il CHIPS Act, offrendo miliardi di dollari per i produttori che decidono di investire nel Paese.
L’aiuto arriva dal colosso Samsung, che prevede di destinare 230 miliardi di dollari nei prossimi vent’anni proprio nella sua madrepatria, con l’obiettivo di sviluppare la più grande base di produzione di chip al mondo. L’apertura del presidente Yoon Suk Yeol agli investimenti privati, ai sostegni fiscali e ai sussidi per i produttori di high tech ha spinto la grande casa sudcoreana a varare un progetto mastodontico: cinque nuove fabbriche di chip, che attireranno almeno 150 produttori di materiali, apparecchiature e organizzazioni di ricerca.
L’enorme stabilimento verrà realizzato nell’area metropolitana di Seoul, precisamente nella provincia di Gyeonggi, che è anche la più popolosa della nazione. Ma l’idea di Samsung non si ferma qui: nell’arco di dieci anni, coinvolgendo le unità Display, SDI ed Electro-Mechanics, la multinazionale ha dichiarato di voler investire 60,1 trilioni di won – la moneta sudcoreana – in regioni al di fuori dell’area metropolitana della capitale per sviluppare chip packaging, schermi e tecnologia delle batterie.
La partita sui chip si affianca a quella ancora più decisiva sui semiconduttori, fondamentali per il funzionamento dei cellulari e dei principali hardware ad uso militare. I due avversari sono USA e Cina, con i primi che negli scorsi mesi hanno annunciato che saranno necessarie licenze speciali per esportare chip e strumenti high-tech nel Paese asiatico. Una mossa che desta preoccupazione anche in Corea del Sud, che con Samsung ha ufficialmente iniziato a scardinare l’egemonia tech statunitense.
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