Beppe Lopez è un giornalista e scrittore pugliese. Da più di 15 anni analizza, tramite alcune pubblicazioni, l’evoluzione del giornalismo italiano. Nel 2009 ha pubblicato il libro Giornali e Democrazia, sottolineando il costante degrado dell’informazione in Italia. Che le prospettive future per i giornalisti non siano idilliache e che l’intero sistema stia cambiando è facile intuirlo. Lopez ha delineato le motivazioni di questa trasformazione e cosa potrebbe accadere nei prossimi anni.
Cosa sta accadendo al giornal ismo in Italia?
Purtroppo negli ultimi anni è in atto una modifica radicale del settore. E’ il settore più in difficoltà. Questo perché probabilmente il giornalismo è l’area lavorativa italiana più investita dal massiccio cambiamento tecnologico. E grazie a questo le redazioni oggi hanno il 50% delle persone in più di quelle che effettivamente servirebbero per fare un giornale. Internet ha cambiato tutto. Per esempio, se Repubblica oggi ha 400 giornalisti, in realtà gliene basterebbero solamente 200 per il quotidiano.
E nello specifico cosa è successo alle redazioni?
Innanzitutto c’è una diversa organizzazione del lavoro rispetto al passato. Distinguerei tre fasi. Nella prima il giornalista faceva tutto, comprese le mansioni artigianali. Quella di oggi, la seconda, nella quale ci sono specializzazioni sempre più particolari. La redazione si è divisa in sezioni: ad esempio c’è chi fa desk e chi scrittura. La terza fase, infine, sarà quella in cui nella redazione si farà solo desk, mentre a scrivere ci saranno solamente collaboratori esterni. Quelli che oggi sono redattori, inviati, cronisti diventeranno collaboratori esterni. E ne risentiranno anche gli stipendi. Il futuro è fatto di freelance che scrivono per più testate.
Una marea di precari insomma?
Più che precario preferisco usare il termine freelance. Comunque sia, i precari oggi sono tali perché i giornali hanno costi eccessivi, vere e proprie presenze parassitarie al loro interno. In realtà avrebbero bisogno di giovani per aggiornarsi, però non hanno soldi per assumerli. L’organismo editoriale dovrebbe epurare le vecchie presenze, puntando sui nuovi giornalisti. Solo così il sistema potrebbe migliorare.
E il futuro del giornalismo cosa prevede?
Molti precari, magari pagati anche meglio che in passato, ma senza sicurezze e contratti lunghi. Il mercato editoriale ora permette solo questo. Se un giovane oggi pensa di fare il giornalista per avere un lavoro remunerativo e un’occupazione stabile ha sbagliato tutto. La mia generazione era così. Oggi invece no. Se si parla di passione, di interesse per il giornalismo il discorso è diverso. Questo lavoro si fa solo se si ha passione e interesse, altrimenti per altri scopi è meglio lasciar perdere.
Prospettive inquietanti per i nuovi giornalisti, quindi.
Prospettive negative più che inquietanti.. Ci sono meno posti di lavoro, è evidente. Con internet alcuni prefigurano addirittura la morte dei giornali. Non credo questo possa accadere, ma certametne questo sarà un periodo molto duro sotto la prospettiva occupazionale. Per la tv invece è un’altra storia. Anche se tutte le televisioni hanno anche loro tanti, troppi assunti. Ultimamente vanno di moda le produzioni esterne. Anche queste svolte da freelance.
di Enrico Turcato