“La musica ha salvato parecchi di noi, in determinati momenti della nostra vita”. Così esordiscono i componenti di una band di rap tutto italiano, ma sarebbe meglio dire made in Sud, la Dimora del Padrino. Una band nata nel 1995 a Castelvetrano, in Sicilia, e attiva nello scenario della musica hip hop.

Biggaspano Frode, Mario Drama, Arte Criminale, Nino Biondo e Doctor Jhò sono i componenti di questa crew che si contraddistingue per genere musicale, tipologia dei testi, e messaggi trasmessi. Sembra che i cinque siano una famiglia: si scambiano battute, pacche sulla spalla, sorrisi complici: tra loro si rischia di essere di troppo. Perché la musica per loro non è un modo per trascorrere del tempo libero o per esercitare semplicemente una passione. La musica è il collante che li tiene insieme, la ragione di chi ha trovato nella musica un riparo sicuro, un’àncora a cui aggrapparsi senza mai dimenticare di lasciare la presa .

Mario Di Stefano, 37 anni, in arte Mario Drama, con la birra d’ordinanza tra le mani, racconta la nascita della band Dimora del Padrino: “Eravamo un gruppo di disadattati, ognuno per una sua motivazione personale”, ironizza. “L’essere differenti dal mondo circostante in qualche modo ci univa nel nostro essere diversi. Era come se tutti quanti avessimo lo stesso DNA, la musica “L’essere differenti dal mondo circostante in qualche modo ci univa nel nostro essere diversi. Era come se tutti quanti avessimo lo stesso DNA, la musica. Un mezzo attraverso il quale potevamo convogliare i nostri disagi, i nostri sentimenti, le nostre percezioni”.

I cinque hanno mosso i primi passi suonando in una vecchia cantina, messa a disposizione da uno dei componenti del gruppo come luogo di ritrovo: un classico.

“Invece di bighellonare in giro per il paese senza far nulla, avevamo trovato un nostro modo per trascorrere piacevolmente le serate. In quella cantina, cantavamo e suonavamo la nostra musica e grazie al passaparola di alcuni amici, quel vecchio ritrovo è diventato in breve tempo un punto di riferimento per molti altri giovani che venivano ad ascoltarci”, spiega Giovanni Riggio, 42 anni, alias Doctor Jhò.

Passo dopo passo, canzone dopo canzone, da quella cantina si sono spostati a Santa Ninfa dove hanno creato il loro studio di registrazione, Audiamanent, punto di riferimento per tutti i giovani appassionati di musica .

Le loro canzoni raccontano la Sicilia, dal punto di vista di chi quella terra la conosce bene, di chi sa apprezzarne la bellezza e riconoscerne le debolezze:

“Raccontiamo il nostro paese, la nostra società. Nel corso della nostra vita musicale abbiamo composto parecchi brani contro le mafie e la corruzione” “Raccontiamo il nostro paese, la nostra società. Nel corso della nostra vita musicale abbiamo composto parecchi brani contro le mafie e la corruzione, da Un senso diverso a Ragazzi fuori e, nonostante quanto possa suggerire il nome del nostro gruppo, dai nostri brani si intuisce chiaramente la nostra posizione sul tema della criminalità organizzata”, dice Biggaspano Frode, pseudonimo di Gaspare Mirasolo, 40 anni.

Dimora del Padrino, infatti, è un nome che ha molteplici significati, per i suoi creatori:

“Dimora significa casa, significa famiglia, che è esattamente ciò che rappresentava per noi quella vecchia cantina”, spiega Mario. “Il termine padrino, invece, è stato scelto come rifermento al potere, ma non declinato in maniera mafiosa. Razionalmente è anche un po’ difficile da spiegare. Esattamente come la poesia convoglia emozioni, suggestioni e sentimenti che non possono essere spiegati oggettivamente, allo stesso modo, è difficile riuscire a spiegare la suggestione che questo nome rimanda ai nostri ricordi”.

Mario è il più riflessivo del gruppo: parla poco, ma le sue frasi sono incisive e arrivano dritte al punto. Quella sicilianità della quale parla è presente anche nella scelta del dialetto presente in alcuni brani:

“È una decisione che si traduce nel desiderio di arrivare alla nostra gente e di far rivivere quella lingua e quei termini antichi alle generazioni più giovani che hanno perso il contatto diretto con il dialetto siciliano”, chiarisce Gaspare.

Per lo stesso motivo, i Dimora del padrino hanno inserito, all’interno di alcune loro canzoni, delle citazioni musicali legate al passato e ai cantautori della tradizione sicula.

Nonostante la loro identità come gruppo musicale sia molto forte – un mix di tradizione e sperimentazione rap – i cinque non riescono a definirsi in un solo genere:

“Siamo un gruppo in divenire: la nostra musica procede per fasi”, chiarisce Mario. Gli fa eco Giovanni: “Proprio per questo non riusciamo ad identificarci in un nostro album. Tutti i nostri dischi sono completamente diversi tra loro, con pochi punti in comune e proprio per la nostra incessante evoluzione, il pezzo migliore o che meglio ci identifica è quello che ancora dobbiamo comporre”.

L’eterogeneità è già suggerita dalle loro personalità così diverse e distanti, sebbene così affini:

“Siamo cinque persone completamente differenti e spesso la pensiamo in maniera diversa anche sulla musica, ma non si tratta mai di scontri, solo di confronti”, è il pensiero di Mario, chiaramente condiviso da Gaspare che annuisce.

Nonostante in passato i Dimora del Padrino si siano esibiti live a Torino, Milano, Roma, Lecce e quasi tutta la Sicilia, da un po’di anni hanno deciso di limitarsi alla registrazione e alla distribuzione delle canzoni attraverso il loro canale YouTube. In cantiere c’è già il loro prossimo album, ma non hanno voluto anticipare nulla. Nella Dimora del Padrino un po’ di sana omertà  – ma solo a fini commerciali – è ritenuta accettabile.