In Piazza Affari sono le 19 di domenica sera. Gli individui in giacca e cravatta che la popolano per il resto della settimana lasciano il posto a uomini e donne con un guardaroba decisamente più sobrio e dimesso, il loro incedere spedito – sempre in ritardo, sempre di fretta- lascia il posto ai passi più lenti di chi non sa dove andare; gli sguardi bassi di chi tira dritto verso una meta sono sostituiti dalle espressioni distratte di chi si guarda intorno perché una destinazione vera non ce l’ha. I senzatetto diventano padroni della piazza. Aspettano “quelli di Mia”, i volontari di Milano in Azione, associazione nata nel 2012 per dare sostegno a una delle fasce più deboli della società: chi vive per strada. La domenica sera, quando le mense per i poveri sono chiuse, Mia ne allestisce una proprio sotto i portici di piazza Affari alle 20. Manca ancora un’ora ma ci si mette già in coda.

All’appuntamento si presentano sempre fra le duecento e le duecentocinquanta persone. Si apparecchiano lunghi tavoli e si costruisce una sorta di catena di montaggio che parte dalla distribuzione del primo e arriva al dolce. Dopo aver cenato, i clochard possono, inoltre, usufruire di prestazioni sanitarie gratuite offerte dai medici volontari di Mia che visitano i pazienti nell’unità medica mobile messa a disposizione dalla fondazione Isacchi Samaja.

È difficile parlare con le tante persone che da ogni parte di Milano sono venute in Piazza Affari per mangiare un piatto caldo, molti non vogliono essere ripresi. Ogni storia è diversa, ma tutti i loro sguardi sono velati di tristezza mentre ne parlano. C’è Alessandro che passa le sue giornate sui tram e sogna di diventare volontario di Mia, anche se a volte è troppo impetuoso. C’è Gianni che faceva il grafico pubblicitario e ha perso il lavoro quando la sua azienda è fallita. Cesare vive per strada da quando il suo patrigno l’ha cacciato di casa. Infine Tania che vorrebbe dei nipotini, ma non vuole condannarli a fare la sua vita.

Come loro tanti altri abitano le strade di Milano sognando una vita migliore. Secondo uno studio realizzato dalla fondazione Rodolfo DeBenedetti, infatti, i senzatetto registrati nel 2013 sono 2637, lo 0,2% sul totale della popolazione milanese e il 69% in più rispetto a cinque anni prima. Sono per la maggior parte uomini che hanno perso il lavoro o immigrati che non ne hanno mai trovato uno e gli sforzi del Comune non sono sufficienti ad assicurare loro delle condizioni di vita dignitose. Associazioni come Mia cercano di fare la loro parte con diverse iniziative tra cui lo sportello lavoro (raccolta e distribuzione dei curriculum) e l’unità di strada. La mensa a cielo aperto della domenica sera è il culmine delle loro attività. I volontari cercano di instaurare con i senzatetto un rapporto sincero basato sull’ascolto. Non è compassione, è comprensione e tentativo di aiutare chi è in difficoltà.

Con questa inchiesta la Scuola di Giornalismo dell’Università Cattolica di Milano ha vinto la prima edizione del Premio Guido Martinotti, organizzato dall’associazione Quartieri Tranquilli e dal Dipartimento di Sociologia dell’Università di Milano-Bicocca. Il premio, dedicato ad uno dei più rinomati sociologi urbani contemporanei, ha lo scopo di indagare il tessuto sociale urbano attraverso i mezzi e le nuove tecnologie della professione giornalistica. I video e le foto contenuti in questo lavoro sono stati realizzati esclusivamente attraverso l’utilizzo dello smartphone, in quanto esso è uno degli strumenti che meglio rappresenta l’urbanità nel suo significato più autentico. La definizione propria del termine latino urbanitas è appunto «che appartiene al vivere in città»: in quest’ottica lo smartphone è oggi diventato protesi dell’uomo metropolitano. Esso è, inoltre, ormai parte integrante della professione giornalistica.