La Darsena è considerata uno dei fiori all’occhiello della nuova Milano, il quartiere che con Expo si è aperto ancora di più al mondo, rinnovato nel segno della modernità. Ma c’è chi dice no. C’è chi, in mezzo alla maggioranza che si spella le mani per applaudire la nuova città, promuove una direzione di sviluppo opposta a quella intrapresa negli ultimi anni.
Il Comitato Cittadini Navigli, che riunisce centinaia di residenti della zona, ha protestato sotto palazzo Marino, condannando l’aspetto anti-storico assunto dai Navigli dopo i lavori. Gabriella Valassina, coordinatrice del Comitato, si dice «delusa e arrabbiata». La sua Darsena non esiste più e, ciò che è peggio, sostiene non si possa tornare indietro.
«I lavori – commenta Valassina – sono arrivati ad un punto di non ritorno. La storia di quest’area è stata distrutta e seppellita in nome del commercio e della vita notturna». La sua accusa è rivolta all’amministrazione attuale e a quelle passate (i progetti sull’attuale Darsena sono, in molti casi, vecchi di 15 anni), ma la protesta del Comitato è anche mirata a sensibilizzare i candidati per le prossime Comunali. «Fino ad ora non siamo stati ascoltati, ma non possiamo fermarci», dichiara Valassina.
Ma a cosa si oppongono, in particolare, i membri dell’associazione? La risposta la troviamo nei cartelli colorati di chi protesta in piazza della Scala. Qualcuno si avvicina e ci mostra alcune foto: scandiscono la storia dei Navigli negli ultimi trent’anni. «Fino a qualche anno fa – afferma Mario Donadio, anch’egli delegato del Comitato Cittadini Navigli – la zona era molto degradata e si era formata una specie di isola vegetale di là dalla diga, a metà della Darsena».
Il problema, ci spiega, è che i lavori non hanno rispettato né, tantomeno, valorizzato, l’aspetto storico dei Navigli. «Le mura spagnole, venute alla luce non molti anni fa, sono state ricoperte da una colata di cemento, senza alcun riguardo».
Stessa sorte per i vecchi bastioni, di cui ormai non rimane quasi nulla. «Questo posto – afferma Donadio – sarebbe potuto diventare un grande richiamo turistico in chiave archeologica, con visite guidate che spiegassero la storia della navigazione a Milano».
La strada intrapresa è stata un’altra. Oggi i Navigli, pur avveniristici e dotati di nuova linfa, mancano di raccontare i secoli che si lasciano alle spalle. Per i giovani che oggi ne popolano la movida è una perdita di memoria a cui, forse, non viene data la giusta importanza.