La Grecia ha da poco conosciuto il suo peggior incidente ferroviario. La sera di martedì 28 febbraio un treno merci si è scontrato frontalmente con un convoglio passeggeri. L’incidente è avvenuto vicino alla città di Tempe, 376 km a nord di Atene. Il treno passeggeri era partito da Atene poco dopo le 7 di sera ed era diretto a nord, verso Salonicco. Proprio da questa città era partito a sua volta l’altro treno, che era diretto a Larissa, capoluogo della Tessaglia. A bordo del convoglio IC-62 c’erano molti studenti universitari, che stavano tornando dai festeggiamenti del weekend di carnevale. Dei 354 passeggeri, 57 hanno perso la vita. 

Il bilancio e la dinamica dell’incidente – un errore umano del capotreno che ha indirizzato il convoglio sul binario sbagliato ed è stato per questo incriminato di omicidio colposo – hanno scatenato un’ondata di proteste, scoppiate in diverse città fin dal giorno dopo il disastro

Ha fatto clamore la dichiarazione del capostazione, un uomo di 59 anni che ha ammesso di essere rimasto solo in stazione per 20 minuti a gestire l’intera rete. A parlare di “tragico errore umano” è stato anche il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis.

«Qui ad Atene sono tutti scossi. Sono morti tanti ragazzi. Tanti studenti fuorisede erano tornati in famiglia per le vacanze di Carnevale. Lunedì 27 era il “Katari Deftera”, il “Lunedì pulito”: una giornata in cui non si mangia carne e si fanno volare gli aquiloni», racconta Cinzia, commerciante che vive nella capitale greca da più di trent’anni. Dagli aquiloni si è passati ai giorni di lutto nazionale proclamati da Mitsotakis dall’1 al 3 marzo. La partecipazione al lutto si è protratta fino a domenica 5.

Il marito di Cinzia, nel suo banco nel mercato di Atene.

Il marito di Cinzia, al suo banco al mercato di Atene. Affisso il cartello del lutto e della vicinanza per le vittime del disastro ferroviario.

 

 

Il manifesto che Cinzia ha affisso sul banco della frutta che gestisce insieme al marito recita: “I commercianti del mercato partecipano al lutto nazionale. Piangono i nostri figli perduti…”. Durante la settimana Cinzia e il marito girano vari mercati: in quei tre giorni di lutto, si trovavano nei mercati di Ilisia, Varona e Platia Attiki, tutti intorno al centro cittadino.

Nessuno ha smesso di andare a scuola o di lavorare in quei giorni, ma il pensiero di chi proseguiva nella sua quotidianità era rivolto solamente alla tragedia che ha sconvolto una nazione intera. «Così come in tv, tra i miei clienti non si parlava d’altro. Da noi vengono tante persone anziane: erano addolorate come se ad essere coinvolti fossero i loro nipoti. Tutti chiedono che in questa vicenda si vada a fondo».

 

Una delle vignette per ricordare le vittime dell’incidente ferroviario. Credit: georgopalis_dimitris

 

 

 

Il fermento era visibile anche nelle strade: i cittadini, soprattutto studenti universitari, sono scesi in piazza per urlare la loro rabbia contro lo stato in cui versano da anni le infrastrutture ferroviarie. Il 3 marzo ci sono state tensioni ad Atene e Salonicco, la seconda città più grande del Paese. Nella capitale 2mila studenti hanno bloccato le strade davanti al Parlamento e hanno ricordato le vittime con un minuto di silenzio. La polizia è intervenuta per disperdere i manifestanti appartenenti ai collettivi della sinistra extra-parlamentare a piazza Syntagma, vicina al Parlamento, lì dove hanno incendiato i cassonetti. I cortei di protesta sono stati poi dispersi dalle forze dell’ordine con lacrimogeni e bombe molotov. Ci sono stati momenti di tensione anche davanti agli uffici della Hellenic Train, contro la quale sono state lanciate pietre. La partecipazione dei cittadini alla manifestazione di protesta e’ stata massiccia a Larissa, localita vicina al luogo dell’incidente dove i manifestanti hanno protestato a suon di slogan (da “Assassini” a “Non è stato un incidente, è stato un omicidio”), agitando palloncini neri e scritte rosse.

Il dolore per l’incidente ferroviario di Larissa, nelle parole di Cinzia, commerciante italiana che vive ad Atene da quasi trent’anni: «Così come in tv, tra i miei clienti non si parlava d’altro. Da noi vengono tante persone anziane: erano addolorate come se ad essere coinvolti fossero i loro nipoti e desiderano che in questa vicenda si vada a fondo».

Le proteste hanno coinvolto anche i dipendenti dell’azienda ferroviaria Hellenic Train che hanno deciso di interrompere i servizi con uno sciopero nazionale. La rabbia di un intero Paese è passata attraverso la commozione e la partecipazione di tanti giovani che hanno usato i propri materiali scolastici per scrivere davanti alle scuole di Atene “chiamami quando arrivi”, una frase che è diventata lo slogan della protesta, un monito che ricorda le vittime, una richiesta per migliorare una volta per tutte il sistema ferroviario greco.

Una delle vignette realizzate in memoria delle vittime. “Mamma sono arrivato” è la risposta allo slogan della protesta.                 Credit: giorgosgalitis

Secondo i sindacati, infatti, questo incidente era prevedibile a causa delle carenze croniche delle strutture ferroviarie, dai mezzi vecchi e dalla mancanza di personale  ferroviario. Tanto che, secondo il capo del sindacato dei lavoratori dell’operatore statale OSE, Nikos Tsikalakis, il sistema avrebbe avuto bisogno di 2mila lavoratori per funzionare in modo efficace, mentre ne erano impiegati solo 750.

Inoltre, sulla tratta in questione, una parte del sistema di segnalazione veniva ancora gestito manualmente. Il sistema di segnalamento Ertms/Etcs che era stato acquistato, non è mai entrato in funzione e il passaggio dei treni viene ancora regolato via comunicazione radio. «I dispositivi tecnologici sono stati acquistati da più di vent’anni ma non sono mai stati montati. Ad inizio febbraio c’era stata una lettera dei sindacati che aveva avvertito dei rischi della ferrovia e a metà febbraio l’Unione Europea aveva fatto presente che i treni greci non sono in regola con le normative europee.  Il treno, quella sera, viaggiava anche con 55 minuti di ritardo».

Le carenze nella gestione delle ferrovie greche erano già emerse da un rapporto di European Data Journalism Network, che aveva analizzato TrainOSE SA, l’unico operatore che in Grecia si occupa della gestione dei treni passeggeri. Da società a gestione statale, TrainOSE è stata privatizzata nel 2017 con l’acquisto da parte dell’italiana Ferrovie dello Stato. Inoltre la Grecia ha fatto i conti dal 2009 con una diminuzione del numero di passeggeri, calati di oltre il 20%. Delle 216 stazioni ferroviarie gestite da TrainOSE, 60 sono inattive. Da questo rapporto si evince che solo 30 chilometri della rete ferroviaria dispongono di un sistema di segnalamento basato su semafori funzionanti e la gestione del sistema si basa dunque molto sull’operato dei lavoratori.

I problemi legati al sistema ferroviario non sono gli unici che la Grecia, prossima alle elezioni presidenziali in aprile, sta affrontando. Uno su tutti e’ il carovita. Cinzia spiega che ministro dell’Economia aveva stabilito che alcuni prodotti compresi nel “cestino della casalinga” come il latte, non avrebbero subìto un incremento di prezzo, ma così non è avvenuto. «Negli ultimi tempi è stato anche ideato un buono per il carovita: ogni famiglia in base al reddito e al numero di figli ha diritto ad una sovvenzione di 30 o 40 euro al mese. C’è un grande malcontento perché i politici dicono di voler incrementare pensioni e stipendi ma per adesso stanno concedendo solo i bonus».

Cinzia descrive un provvedimento del governo per fronteggiare il rincaro dei prezzi: «Negli ultimi tempi è stato anche ideato un buono per il carovita:  ogni famiglia in base al reddito e al numero di figli ha diritto ad una sovvenzione di 30 o 40 euro al mese. C’è un grande malcontento perché i politici dicono di voler incrementare pensioni e stipendi, ma per adesso stanno concedendo solo i bonus».

«Le persone vengono ancora al mercato perché trovano i prodotti freschi e sperano di spendere meno», racconta Cinzia. «Abbiamo dovuto aumentare il prezzo delle banane – che vendiamo sempre – perché ci siamo accorti che il costo della loro confezione da circa 19 chili aumentava di un euro ogni due-tre settimane».

La commerciante ricorda anche le difficoltà degli agricoltori che condividono con lei il mercato ed espongono le proprie produzioni: «Si lamentano perché scaldare le serre d’inverno costa di più. Così come ha un costo non indifferente il trasporto dei prodotti al mercato generale a causa dell’aumento della benzina, del gasolio, del petrolio, del diesel».

Da dietro al banco, Cinzia ha notato il cambiamento delle abitudini di consumo dei cittadini: «Le persone che vengono al mercato portano con sé il bigliettino con tutte le cose da comprare, così da regolarsi su cosa acquistare».

«Prima dovevi fare delle file lunghissime – ricorda con rammarico dal suo banco che diventa un’importante lente di ingrandimento sui cambiamenti anche economici della società -. Ora tutti comprano poco e hanno in mano la lista della spesa».