In un momento tutt’altro che idilliaco per l’editoria, secondo Carlo Annese, inviato della Gazzetta dello Sport, si possono comunque trovare idee e soluzioni per guardare al futuro con maggior ottimismo. Per i giovani giornalisti, il blog può essere lo strumento chiave per imparare il mestiere ed entrare nel sistema. Carlo Annese, dal febbraio 2007 responsabile della redazione Altri Mondi (una novità tanto rivoluzionaria quanto azzeccata per la “rosea”, che allarga i suoi orizzonti informativi con cronaca, cultura e spettacolo), suggerisce ai giovani di diventare imprenditori di loro stessi attraverso i blog.
Che situazione sta attraversando il giornalismo?
Il giornalismo della carta stampata si sta interrogando su come affrontare la grande sfida della tecnologia. Si chiede cioè come riuscire a essere comunque interessante e vendibile in una fase storica che non mette solo a disposizione tecnologie nuove sempre più avanzate e sempre più veloci, ma che soprattutto ha introdotto il concetto della fruizione gratuita della notizia grazie all’online. In questo momento si fa fatica a capire quale sia l’ancora di salvezza: la tecnologia, il nuovo, continua a essere concepito come un avversario, anziché come un possibile alleato, un campo nel quale si possono sviluppare nuove sinergie.
Come è cambiato il lavoro del giornalista?
Il lavoro del giornalista sta continuamente cambiando, anche perché le fonti ormai si trovano dappertutto. C’è una quantità impressionante di blog e di blogger che forniscono informazione alternativa, affidabile, attendibile. Ci sono 126 milioni di blog su internet. Il terremoto ad Haiti, ma in generale tutte le ultimissime vicende internazionali, hanno dimostrato l’evidente utilità di piattaforme come Twitter: non solo per comunicare più rapidamente, ma anche per rendere più visibili articoli e fonti di informazioni che altrimenti potrebbero essere invisibili.
Per il giornalista della carta stampata si pone quindi la necessità di essere sempre più attendibile, di compiere analisi sempre più approfondite, di essere sempre più accreditato nei confronti dei lettori.
Cosa cambia invece per l’informazione locale?
Finora è sempre stata considerata secondaria, di scarso livello, affidata a operatori di minore qualità. Ora che in pochi secondi possiamo sapere cosa succede dall’altro capo del mondo, facciamo molta più fatica a reperire notizie su quello che è successo dietro l’angolo del nostro quartiere.
Ma la fine dei giornali è davvero così vicina?
I giornali non scompariranno, come ha profetizzato qualcuno, nel 2043. Restano una parte fondamentale dell’informazione. Il quesito è quanto realmente il lettore-utente sarà disponibile a utilizzare solamente i supporti digitali. Io ho un lettore di e-book, per esempio, ma solo un quinto dei libri è disponibile per questa piattaforma. La carta è importante perché puoi sottolineare, sfogliare, avere tutto sotto mano. Lo stesso discorso vale per il giornale: il digitale richiede rapidità di utilizzo, la carta necessita di più tempo. In futuro approfondimento e analisi saranno sulla carta, mentre internet, gli smart phone, i tablet pc saranno per un consumo più rapido, immediato. È di fronte a questa frontiera che la carta stampata deve trovare la sua sopravvivenza.
E per i giovani giornalisti che futuro si prospetta?
I giovani giornalisti devono iniziare a investire su loro stessi. Le nuove tecnologie danno infinite possibilità e il blog può essere lo strumento per farsi notare e imparare il mestiere. Analizzare, osservare e proporre idee può trasformare il blogger in imprenditore di se stesso. Il modello è quello dell’Huffington Post, che ha superato il Washington Post per numero di utenti unici. Il fenomeno del giornalismo partecipativo sta avendo successo, ed è basato sulle notizie che provengono proprio dai blog. Anche se privi di contratto fisso e garanzie, i blogger che contribuiscono agli aggregatori di news hanno un guadagno garantito. Ovviamente alla pratica di blogger va abbinato uno studio specifico per diventare giornalisti.
Le scuole di giornalismo possono aiutare?
Le scuole non sono più una via di investimento sicura come prima. Non tanto per come funzionano, ma per il momento di smarrimento che stiamo attraversando. Imparare il sistema e la tecnica, come insegnano le scuole, è fondamentale, ma bisogna anche rischiare sulla propria pelle. Con i blog sei molto più visibile, e ci sono ragazzi che per i loro blog sono stati notati e ammirati e poi sono diventati giornalisti. Oltre che studiare, bisogna imparare a muoversi, a conoscere i fatti e la storia, a costruirsi un bagaglio di conoscenze importante, a indagare, a trovare le fonti, ad avere la struttura intellettiva per avere la capacità di capire ciò che è notizia e ciò che non lo è.
di Enrico Turcato