Che relazione c’è tra lo stress accumulato da uno sportivo e il rischio di infortunarsi? C’è una relazione tra lo stress, la disidratazione e la resa in gara? Per rispondere a queste domande un gruppo di studiosi del dipartimento di Scienze della salute dell’Università di Milano-Bicocca ha messo sotto osservazione nove atleti del Team Lampre Merida, una delle principali squadre di ciclismo italiane, durante tutto il Giro d’Italia.
La potenza media erogata da un ciclista in una tappa non particolarmente impegnativa del Giro siaggira tra i 160 e i 170 watt. Che possono salire fino a punte di 1.200 watt in una volata in vista del traguardo. In salita, invece, si marcia intorno a 300/400 watt medi. Sono alcuni dei primi dati raccolti dal progetto Vai in Giro dell’ateneo milanese, in collaborazione con l’organizzazione del Giro, che si pone l’obiettivo della valutazione del rischio di infortunio muscolo-scheletrico correlabile allo stress del metabolismo ossidativo in ciclisti professionisti..
Nei giorni di gara, i ricercatori hanno collocato un potenziometro e un computer di bordo sulle biciclette di Cunego, Ulissi e compagni che, a fine tappa, hanno permesso di eseguire una valutazione impedenziometrica, ossia di misurare il livello di disidratazione. Nei giorni di riposo, invece, si sono occupati della Heart Rate Varibility, utile per valutare l’interazione fra il sistema nervoso simpatico e parasimpatico in condizioni di stress.
«Mi è sembrato di far parte a tutti gli effetti della carovana del Giro – ha raccontato Luca Pollastri, uno degli autori dello studio (insieme a Giovani Tredici, Francesca Lanfranconi, Giovanni De Vito e Antonio Zaza) – La prima cosa che ho fatto, a fine tappa, è lo scarico dei dati del potenziometro e del cardiofrequenzimetro. Tre ore più tardi, misuravo il livello di disidratazione degli atleti per valutare la perdita di peso dovuta alla disidratazione. Se si perde più del 2 per cento di peso in liquidi, le prestazioni risultano compromesse».
«Per un ciclismo che richiede una specializzazione sempre maggiore, – ha detto Diego Ulissi, atleta del team Lampre Merida – è fondamentale poter basarsi su dati e indagini fisiologiche precise e scientifiche. Sono personalmente molto contento di poter dare la mia disponibilità a questa ricerca: ci sta offrendo riscontri interessanti e sono sicuro che, quando sarà terminata, darà a noi corridori e alla squadra preziose informazioni».