Anche quest’anno le elezioni europee hanno confermato alcuni trend già verificatisi in passato, ma allo stesso tempo non hanno risparmiato sorprese, certo non in termini di affluenza e di preferenze ai partiti. Ma quali saranno le conseguenze delle scelte elettorali per le europee espresse dagli elettori nel nostro Paese?

Astensionismo: un dato allarmante

“Votare è un diritto e un dovere civico” è la frase che viene ripetuta ad ogni appuntamento elettorale. Eppure, il dato più rilevante di questa tornata è  l’astensionismo, il più alto di sempre. La percentuale di elettori che si è recata alle urne quest’anno è stata infatti del 49,6%, la più bassa degli ultimi anni e conferma una tendenza che va avanti fin dal 1979, quando la percentuale di votanti era stata dell’85,7% .

Secondo Roberto Castaldi, direttore di Euractiv.it, questo atteggiamento degli elettori italiani sarebbe favorito da alcuni elementi: «Il primo è una disaffezione degli italiani dalla politica, legata a una serie di scelte di comportamento della classe dirigente italiana che hanno generato una grande sfiducia, come per esempio la candidatura dei leader ben sapendo che questi non ricopriranno poi il seggio. Oltre a questo c’è la questione dei temi: i candidati spesso parlano di temi nazionali quando in realtà questi non verranno affrontati dalle istituzioni europee. Inoltre, sono stati privilegiati soprattutto i piccoli temi rispetto alle grandi crisi internazionali che stiamo vivendo. Tutto questo ha generato la sfiducia dell’elettorato, pronto ad allontanarsi e a disinteressarsi alla politica».

I leader come capilista: una presa in giro?

Uno degli aspetti centrali dell’analisi del direttore è la candidatura dei leader di partito ad un seggio europeo, nonostante sia chiaro che questi, una volta ottenuta l’elezione, non lasceranno le loro cariche nazionali per diventare eurodeputati. La presenza nelle liste dei capi partito, tradizione tutta italiana, serve soprattutto a raccogliere voti. Basta vedere i dati, ad esempio i due milioni di voti e più raccolti da Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia. Ma questa scelta è un’arma a doppio taglio: infatti, non rientra nella tradizione di altri Stati europei, che tendono a evitarla perché la ritengono una presa in giro nei confronti dell’elettorato.

Testimonial e influencer per raccogliere voti

Oltre alla presenza dei leader, un altro metodo utilizzato dai partiti per racimolare voti è candidare personalità in vista: «Storicamente in Italia abbiamo avuto candidati alle europee tanti ex amministratori locali ,sindaci di grandi città oppure personaggi famosi, giornalisti, attori, cantanti e soubrette: Gino Paoli, Enrico Montesano, Gabriella Carlucci. Ciò è dovuto alla presenza in Italia di una legge elettorale che prevede circoscrizioni ampie, dove quindi risulta più facile raccogliere voti attraverso figure in vista, rispetto a persone semi-sconosciute», dichiara Castaldi. Del resto, proprio in questa tornata elettorale, i nomi di personaggi famosi e a volte controversi non sono mancati: basti pensare ai casi di Ilaria Salis, eletta nelle file di Alleanza Verdi e Sinistra con 175mila voti, e del generale Roberto Vannacci per la Lega, che tra l’altro è risultato tra i candidati più votati, raccogliendo circa mezzo milione di preferenze.

Il centro destra: fluido ma compatto

Le votazioni hanno confermato la compattezza del centrodestra, seppur con un lieve calo di voti rispetto alle scorse elezioni. A parte il leggero sorpasso di Forza Italia nei confronti della Lega, non sembra che ci si debba aspettare una sorta di nuovo Papetee come nel 2019, quando la Lega aveva superato nettamente i grillini ribaltando di fatto i rapporti di forze all’interno del governo Conte 1. Certamente, ad essere premiato all’interno della coalizione è Fratelli d’Italia che si è confermato nuovamente come il primo partito della coalizione ora al governo. Dunque, l’aspetto più rilevante, quando si guarda al centrodestra, è la stabilità del suo elettorato, che invece che emigrare verso partiti di posizioni opposte, preferisce attuare degli spostamenti interni alla coalizione, premiando prima un partito poi l’altro. Pensiamo, per esempio, che, se nel 2019 i rapporti di forza avevano premiato la Lega, oggi questa si è vista superata per numero di consensi sia da FI, seppur di poco, e da FDI con uno stacco decisamente più netto.

Dati i risultati, alcuni analisti prevedono nuovamente una formazione sul Modello Ursula, guidata principalmente popolari, socialisti e dai liberali di Renew Europe, una sorta di “cordone sanitario” contro le destre estreme. Dunque sarà Forza Italia il partito del centrodestra più importante in Europa, e appare alquanto improbabile la nomina a commissario europeo del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, paventata in alcuni ambienti del centrodestra, in quanto la Lega fa proprio parte di Identità e Democrazia, uno di quei gruppi europei che il cordone sanitario vuole isolare. Situazione analoga vale per FDI, nonostante il primato di voti a livello nazionale, poiché appartenente al gruppo dei Conservatori.

PD: elezioni europee come forma di congresso di partito

Dopo lo spoglio delle schede, Elly Schlein si è detta soddisfatta, soprattutto per il risultato ottenuto dal Partito Democratici, che si è attestato intorno al 24,1%, sotto FDI, e dopo che si è quindi scongiurato il paventato tracrollo di consenso. Alcune testate hanno fatto riferimento a questa elezione come ad una sorta di “congresso interno” del PD, sostenendo che questi risultati hanno mostrato in realtà il calo dei consensi verso la leader Dem a causa del buon risultato ottenuto da alcuni degli esponenti della corrente riformista del partito, fra cui gli ex sindaci Giorgio Gori e Dario Nardella e per il fatto che Stefano Bonaccini, ex governatore dell’Emilia Romagna, abbia ottenuto un numero maggiore di preferenze rispetto alla segretaria, della quale era stato il principale avversario alle scorse elezioni primarie del partito. «Non è la prima volta che le elezioni vengono viste come congressi interno al partito ma in realtà le liste del PD erano molto pluralistiche e ognuna delle anime dei dem ha ottenuto successo, quindi non ci saranno dei cambiamenti rilevanti da questo punto di vista – spiega Castaldi – La vera questione interna al PD, invece, sarà la scelta del partito sul capo delegazione e sul capogruppo, perché essendo il PD la maggiore entità dei socialdemocratici in Europa, spetterà proprio al PD scegliere il capogruppo del PSE al Parlamento europeo. In questo senso, la scelta è bene che ricada su un europarlamentare di lunga esperienza che conosca bene le dinamiche del Parlamento e che sia in grado di tenere unite le varie anime dei socialisti in Europa. Dunque, è necessaria una figura esperta».

Cercasi casa per i 5 Stelle

Il partito che ha subìto un cambio di identità lampante nel corso della scorsa legislatura è il Movimento 5 Stelle, che in queste votazioni si è piazzato al terzo posto, dietro a FDI e al PD, con circa il 10% dei voti e ottenendo otto seggi, tre in più rispetto a quelli che già deteneva. Va ricordato che nella scorsa legislatura il Movimento aveva ottenuto 15 seggi, poi ridottisi a cinque dopo varie fuoriuscite. Con la leadership di Giuseppe Conte, a livello europeo il movimento ha puntato soprattutto sulla propaganda pacifista, incentrata sul pacifismo e sul rifiuto a concedere l’invio di ulteriori armi a sostegno dell’Ucraina contro la Russia. Una mossa che di fatto spiazza ulteriormente la posizione di un partito che già alle scorse elezioni non si era inserito in alcuna delle grandi famiglie europee.

 

Il centro: divisi e sconfitti

La parte uscita sconfitta dalle elezioni è sicuramente il centro, e non a causa della mancanza di consensi. Le liste liberali che facevano riferimento al gruppo Renew Europe, in Italia si sono divise in due gruppi: Siamo Europei e Stati Uniti d’Europa. Nessuna delle due liste è riuscita ad ottenere seggi al parlamento europeo perché, correndo divise, non hanno raggiunto il minimo di voti previsti dalla soglia di sbarramento (il 4%). Decisone rivelatasi fatale dunque per le due liste che, correndo unificate, avrebbero anche potuto raggiungere il 7%.