Draghi, Macron e Scholz a Kiev: “Vogliamo l’Ucraina nell’UE”.

Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz si sono presentati in visita in Ucraina per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa, per portare il loro sostegno incondizionato al Paese e al popolo colpiti. I leader dei tre principali Paesi dell’Unione Europea hanno viaggiato in treno nella notte, raggiungendo Kiev all’alba dalla frontiera polacca. La prima tappa è stata Irpin, sobborgo a Nord-Ovest della capitale ucraina, dove i tre hanno potuto toccare con mano la devastazione causata dalla guerra, tra edifici abbattuti e case sulle quali restano i segni delle mitragliatrici russe. Dopo la visita simbolica, alla quale si è aggiunto anche il presidente romano Klaus Iohannis, è stata la volta di quella politica nel palazzo di Volodymir Zelensky. E dalle dichiarazioni alla stampa che hanno succeduto l’incontro il messaggio è stato unanime: c’è la volontà di avvicinare l’Ucraina all’Unione Europea. Francia, Germania, Italia e Romania sono favorevoli al riconoscimento di uno “status di candidato immediato all’adesione”, con la conferma di Draghi che l’Italia «Sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio Europeo». Zelensky, che ha ribadito la richiesta di armi per difendersi dall’invasione russa, è convinto che l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea «rafforzerebbe la libertà dell’Europa», ma comprende che il passaggio da candidato a membro «è  una strada che dovrà vedere riforme profonde nella società ucraina».

(Matteo Galiè)

 

Mario ha scelto: «Sarò libero di volare».

«Compito del governo è garantire, d’intesa con le Regioni, il rispetto e l’attuazione della sentenza della Corte costituzionale del 2019 sul suicidio medicalmente assistito», così il Ministro della Salute Roberto Speranza risponde al caso di “Mario”, il 44enne tetraplegico marchigiano al quale lo Stato ha chiesto di pagare 5mila euro per l’acquisto del farmaco e della strumentazione per indurne la morte. Solo dopo il suo decesso, avvenuto questa mattina, l’identità è stata resa nota: l’uomo si chiamava Federico Carboni. “L’aggeggio”, come lo ha definito lui, e il farmaco, recuperato grazie ad una raccolta fondi indetta dall’Associazione Luca Coscioni, saranno poi donati a chi ne avrà bisogno dopo di lui. In merito alla necessità della raccolta fondi per la strumentazione necessaria a “Mario” l’Associazione spiega: «In assenza di una legge, lo Stato italiano non si è fatto carico dei costi dell’assistenza al suicidio assistito e dell’erogazione del farmaco, nonostante la tecnica sia consentita dalla Corte costituzionale con la sentenza Cappato/Dj Fabo». Per ottenere il diritto a scegliere il proprio fine vita “Mario” aveva dovuto fare una lunga battaglia giudiziaria avendo avuto poi il via libera del tribunale il 9 febbraio scorso.

(Francesca Arcai)

 

Il Senato approva il testo: la riforma Cartabia è legge.

La riforma Cartabia diventa legge. Dopo aver ottenuto il via libera dalla Camera dei deputati, il testo sul nuovo ordinamento giudiziario è stato approvato anche dall’aula del Senato con 173 si, 37 no e 16 astenuti. Voto contrario da parte di Fratelli d’Italia, mentre tra coloro che non hanno votato ci sono cinque senatori leghisti e i senatori di Italia Viva. Sono numerosi i temi della riforma a partire dall’aumento del numero dei consiglieri del Consiglio Superiore della Magistratura, che sarà composto da trenta membri, dieci laici votati dal Parlamento e venti togati eletti dai magistrati. Inoltre, verrà introdotto il divieto di ricoprire incarichi giurisdizionali, se contemporaneamente si svolgeranno funzioni governative. Al termine di queste ultime non sarà possibile tornare a lavorare nella magistratura. Cambiano anche i criteri di accesso alla professione: dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza sarà possibile iscriversi direttamente al concorso pubblico, senza frequentare le scuole di specializzazione. Infine, ogni magistrato dovrà aggiornare il proprio fascicolo personale ogni anno e non più ogni quattro. Dopo l’approvazione della riforma, la ministra della giustizia Marta Cartabia ha espresso la propria soddisfazione: «Ringrazio ciascuna forza politica per l’impegno e la disponibilità, è un passaggio importante nella storia del nostro Paese, in cui troppo a lungo la giustizia è stata terreno di scontro».

(Alessandro Stella)

 

Pericolo diossina per il rogo di Malagrotta.

È ancora in fiamme la discarica di Malagrotta a Roma. L’incendio, divampato ieri, è sotto controllo ma serviranno giorni per spegnere completamente il rogo. Circa sessanta vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte per placare e confinare le fiamme che hanno bruciato due capannoni di stoccaggio e trattamento dei rifiuti. In Campidoglio è scattato il vertice d’urgenza per calcolare i danni e in mattinata, dopo essersi recato sul posto, il sindaco di Roma Gualtieri ha dichiarato: «E’ stato evitato un disastro ambientale grazie al lavoro dei vigili del Fuoco. A breve un piano rifiuti». È arrivata anche l’ordinanza del Comune che prevede la sospensione delle attività scolastiche e il divieto di consumo degli alimenti prodotti nell’area colpita per quarantotto ore. Per affrontare l’emergenza si raccomanda, inoltre, di mantenere chiuse le finestre e di limitare le attività all’aperto. Intanto, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine con l’accusa di incendio colposo a carico di ignoti.

(Daniela Bilanzuoli)