Artigianato e metaverso, due mondi che all’apparenza non potrebbero sembrare più lontani. L’unicità del lavoro manuale contro la standardizzazione dell’industria; la tradizione e la cultura contro la spersonalizzazione del prodotto. Eppure, c’è chi crede che queste due realtà siano in grado di dialogare l’una con l’altra, arricchendosi a vicenda. È il caso di Davide Robaldo ed Emil Jellinek, due ex studenti del Politecnico di Torino pronti a lanciare la prima startup in grado di convogliare la manualità e l’esperienza dei grandi maestri di bottega con i nuovi strumenti digitali.
Davide, di cosa si occupa Pelliken e com’è nata l’idea?
Pelliken è una società da tempo specializzata nella creazione di siti web interattivi. Quello che stiamo cercando di fare è di far evolvere la piattaforma aumentando l’interazione alla vendita online con le nuove tecnologie. Tutto è partito dalla volontà di colmare il gap che separa ancora oggi il mondo dell’artigianato da quello del digitale. In un momento storico in cui tutti i settori stanno acquisendo nuove tecniche grazie al supporto della tecnologia, l’artigiano non può più permettersi di rimanere fuori dai giochi. Ci siamo, dunque, chiesti come fosse possibile valorizzare i prodotti artigianali a livello digitale e abbiamo trovato nel metaverso la soluzione che stavamo cercando. Ci siamo chiesti come fosse possibile valorizzare i prodotti artigianali a livello digitale e abbiamo trovato nel metaverso la soluzione che stavamo cercando.
Di cosa vi occupate, nello specifico?
Noi gestiamo la digitalizzazione e la conseguente certificazione del prodotto in blockchain. Utilizzando delle speciali fotocamere scannerizziamo il prodotto e ne creiamo una copia digitale ad alta definizione. Questi modelli, se visualizzati con i cellulari, permettono all’utente di visualizzare virtualmente i prodotti grazie alla realtà aumentata, come ad esempio un mobile all’interno della propria abitazione. È uno strumento che ha riscosso molto successo tra gli utenti. In particolare, abbiamo studiato che i consumatori sono disposti a pagare di più il prodotto se vi è la possibilità di visualizzarlo in 3D o attraverso la realtà aumentata.
Amazon e Ikea, però, hanno inserito già da tempo questa opzione all’interno dei loro siti.
Sì, ma per loro si tratta semplicemente di riconvertire prodotti che al 90% sono standardizzati e già realizzati a partire da modelli digitali. Noi facciamo esattamente l’opposto, digitalizziamo creazioni artigianali, che, di fatto, sono uniche poiché frutto della creatività dell’artista.
Qual è il ruolo del metaverso in tutto questo?
Io credo che il metaverso non sia da intendere come una realtà parallela e totalizzante che ti obbliga a vivere dietro uno schermo, ma come uno strumento che si sta evolvendo e che riuscirà piano piano a migliorare la nostra realtà. Io credo che il metaverso non sia da intendere come una realtà parallela e totalizzante che obbliga a vivere dietro uno schermo. Non è un luogo che inizieremo ad abitare nei prossimi anni; al contrario, è parte di un processo di evoluzione iniziato negli anni Settanta con l’avvento del web. È uno strumento che si sta evolvendo e che riuscirà piano piano a migliorare la nostra realtà.
Ecco un esempio pratico: se tra qualche anno ci troveremo a dover fare un determinato acquisto, grazie agli strumenti che si stanno sviluppando sarà possibile visualizzare di fronte a noi un catalogo di prodotti in 3D e in realtà aumentata tra cui scegliere. Questo è il ruolo del metaverso nel nostro progetto: ospitare questa integrazione.