Passare al digitale per non sparire. Aggirare i blocchi di internet per continuare a fare informazione. In Venezuela il giornalismo indipendente, minacciato e messo in discussione da chi detiene il potere, ha scelto la strada dell’online per sopravvivere.

Lo ha fatto in un Paese in cui, tra il 2013 e il 2022, più di 60 giornali hanno chiuso i battenti per la mancanza di fondi, il controllo del governo o l’impossibilità di acquistare carta sufficiente per stampare. Anche le emittenti televisive sono state costrette ad autocensurarsi e a dieci emittenti straniere è stato offuscato il segnale. Tra il 2003 e il 2022, inoltre, la Commissione Nazionale delle Telecomunicazioni (CONATEL) ha chiuso almeno 285 emittenti radiofoniche, di cui almeno 95 soltanto nel 2022.

In questa porzione di America del Sud, l’esplosione dei media digitali indipendenti risale all’inizio del 2010. Alcuni giornalisti venezuelani di lungo corso hanno visto nei siti un’alternativa al cartaceo e dalla loro intuizione sono nati El PitazoEfecto CocuyoArmando.info e Runrun. Anche media tradizionali che non potevano più stampare, come El Nacional o Tal Cual, sono approdati online.

«I media digitali sono emersi non tanto perché volevamo essere nella modernità digitale, ma perché abbiamo bisogno di continuare a fare giornalismo», afferma Patricia Marcano, coordinatrice editoriale di Armando.info. Come altri media indipendenti, la testata è stata vittima del blocco dell’accesso al sito web. Per aggirare la censura e mantenere i suoi lettori, ha così elaborato alcune strategie, come l’uso della VPN (Rete virtuale privata) e la creazione di siti mirror: copie dei domini originali dei siti web, che permettono ai giornali di diffondere comunque i loro articoli e i loro link sui social network.

Armando.info, testata investigativa fondata da giornalisti senior nel 2014, è finanziato dai contributi di una serie di organizzazioni internazionali. In generale, garantire finanziamenti ai media indipendenti è sempre più complicato: tanti si affidano a donazioni di Ong, fondi di governi stranieri e campagne di crowdfunding. All’inizio del 2023, il governo venezuelano ha presentato un disegno di legge – criticato dalle Nazioni Unite e da una serie di organizzazioni no profit internazionali – che permetterebbe al governo di supervisionare le prestazioni e le finanze dei media indipendenti registrati come società no profit.

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