Lo scorso 10 maggio si è svolto il tanto atteso Google I/O 2023, l’appuntamento annuale di Google, giunto alla sua 15esima edizione, in cui l’attuale CEO Sundar Pichai ha presentato le ultime novità dell’azienda californiana. Come ampiamente anticipato nei giorni precedenti dal The Washington Post, i due temi principali sono stati l’intelligenza artificiale e i nuovi dispositivi Pixel, cioè gli smartphone e i tablet prodotti da Google. L’evento ha attirato l’attenzione di migliaia di persone in tutto il mondo, che hanno seguito la diretta streaming per conoscere tutte le novità del colosso tecnologico. «È stato un anno impegnativo per l’intelligenza artificiale, oggi mostreremo un uso utile di questa tecnologia per gli utenti e per il lavoro», ha detto Pichai in apertura.
Non c’è dubbio che nella scelta dei temi trattati nella conferenza abbia pesato moltissimo l’enorme successo ed entusiasmo riscosso dai nuovi modelli di linguaggio generativo, ChatGPT in testa. Strumenti che hanno costretto Google a cercare di riguadagnare terreno, dopo che l’acerrimo rivale Microsoft e la piccola azienda OpenAI l’hanno bruciata sul tempo mettendo nelle mani dei propri clienti tecnologie di questo genere e integrandola nel motore di ricerca Bing.
Per l’azienda di Mountain View il momento attuale è il più stressante che i lavoratori ricordino da tempo. È, infatti, ancora impresso nella mente di tutti il licenziamento di massa voluto a inizio anno da Pichai, che ha comportato la liquidazione di 12mila lavoratori, ovvero il 6 per cento dell’intero organico dell’azienda. La conferenza di quest’anno, non a caso, è stata molto più contenuta rispetto agli anni precedenti, passando da tre giorni a uno solo.
È noto a molti esperti del settore che l’evento di Google sia davvero importante per comprendere gli sviluppi futuri dell’ambito tecnologico. Questa, infatti, è da sempre l’occasione per i dirigenti della big tech californiana di dimostrare agli investitori scettici, ai concorrenti e, in molti casi, anche ai propri dipendenti, che Google è ancora il leader nel settore. Quest’anno ha dovuto mostrare di essere al passo con i tempi per quanto riguarda l’AI e forse è riuscita a dimostrarlo, grazie ai grandi passi in avanti fatti da Bard, il chatbot di casa Google che verrà rilasciato a stretto giro in 180 Paesi. Esclusi dalla lista, però, Unione Europea e Canada. Non è stata fornita una spiegazione ufficiale della scelta, ma si presume che sia dovuta al GDPR e alle indagini dei Garanti della privacy italiani e canadesi su ChatGpt. La scelta di Google è mossa da una certa cautela per evitare di trovarsi impreparata come OpenAI e l’azienda vuole essere completamente in linea con le regole comunitarie sulla protezione dei dati prima di sbarcare in territorio UE.
Ad ogni modo, Bard permetterà a Google di offrire ricerche “intelligenti” in grado di capire davvero le richieste degli utenti, andando oltre le classiche parole chiave utilizzate nei motori di ricerca usati finora. Il chatbot funzionerà anche in collaborazione con altri tool di Google, come Adobe Firefly, che consentiranno di chiedere al software di creare immagini partendo da una didascalia e di utilizzare le foto per arricchire le risposte. La tecnologia dell’AI generativa migliorerà anche la ricerca, rendendo possibile fare domande più complesse e ricevere come risposta una panoramica delle informazioni chiave. Inoltre, per Google Workspace, arriverà Duet AI, che permetterà di inviare email di risposta complesse usando solo alcune parole come suggerimento, ma anche di creare immagini originali dal testo direttamente in Google Presentazioni.
Alla fine dell’evento è stato presentato il prodotto più atteso: il Pixel Fold, il primo smartphone pieghevole di Google. Il prezzo di vendita sarà di 1.799 dollari e sarà disponibile il prossimo mese, ma solo negli Stati Uniti. Inoltre, l’azienda ha annunciato molte altre novità sul piano dei software, come il rinnovamento di Google Maps e la nuova funzionalità “Perspectives” per la ricerca online, che permetterà agli utenti di trovare video e post su argomenti specifici, provenienti da diverse fonti.
Durante la conferenza la big tech ha trovato anche il tempo per discutere i rischi associati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in particolare la creazione di immagini e video falsi. Come esempio è stata mostrata una foto manipolata della Luna, che veniva riconosciuta dall’AI come proveniente da un set invece che dall’astro celeste. Per contrastare il rischio di manipolazioni, Google ha introdotto un watermark che viene applicato a tutte le immagini e ai video generati dall’AI, rendendoli facilmente riconoscibili e limitando il rischio di falsificazione.
Sono stati sviluppati anche altri strumenti che si prefiggono di rendere il web più sicuro, come About This Image, che verrà introdotto nella ricerca di Google nei prossimi mesi, e che mira a contrastare le fake news grazie all’intelligenza artificiale. L’idea è che il software aiuti a valutare l’affidabilità dei contenuti visivi che si trovano online, attribuendo un contesto alle immagini. Per esempio, saprà indicare quando un’immagine, o immagini simili a quella cercata dagli utenti, sono state indicizzate per la prima volta da Google, dove potrebbero essere apparse per la prima volta e dove sono state vista online, che sia un sito di notizie, un social media o uno spazio dedicato al fact-checking.
Durante la presentazione non è mancato un momento più goliardico e stravagante. Il pubblico ha potuto assistere allo spettacolo musicale del compositore e performance artist Dan Deacon, che ha messo in luce le incredibili potenzialità dell’intelligenza artificiale applicata alla musica. Deacon, che è un musicista sorprendente ed eclettico molto apprezzato dal pubblico californiano, ha collaborato con l’azienda di Mountain View per esplorare le possibilità della tecnologia nel campo musicale utilizzando uno strumento di intelligenza artificiale chiamato MusicLM: un modello generativo text-to-music presentato in anteprima dall’azienda qualche tempo fa e attualmente in fase di rilascio al grande pubblico.
Tutti i video mostrati durante lo spettacolo sono stati generati completamente dall’AI a partire da descrizioni testuali composte dall’artista newyorkese e i risultati di questo esperimento artistico visuale e musicale hanno mandato in visibilio il pubblico californiano presenti al Googleplex, il quartier generale dell’azienda, mentre ha probabilmente lasciato stranito il pubblico da casa collegato in streaming. Il valore artistico della musica generata dal Deacon-computer, infatti, lascia ancora molto a desiderare se paragonata a quella composta in altre occasioni dal Deacon-umano, specie per chi non è troppo avvezzo alle sonorità tipiche di un videogioco.