Per lo più falso: Salvini annuncia un progetto di legge per reintrodurre la leva universale
Lo scorso 12 maggio, in occasione dell’adunata degli Alpini a Vicenza, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha annunciato la reintroduzione della leva obbligatoria. «La Lega ha quasi concluso la stesura di un progetto di legge per reintrodurre una leva universale – ha spiegato il viceministro –. Sei mesi obbligatori per ragazzi e ragazze, a servizio della comunità, su base regionale. È una grande forma di educazione civica, con persone che si possono dedicare al salvataggio, alla protezione civile, al pronto soccorso, alla protezione dei boschi da svolgere vicino a casa. Una volta – ha ricordato Salvini – uno di Udine andava a Bari e quello di Bari lo mandavano a Udine, dovendo lasciare studi e lavoro. Non sarà più così, si farà vicino a casa. Spero che anche le altre forze politiche appoggino la proposta».
Le parole del leader della Lega hanno suscitato numerose polemiche, anche all’interno della sua stessa maggioranza. Secondo il Ministro della Difesa Guido Crosetto, «le forze armate non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani, cosa che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola. Le forze armate servono per formare professionisti che difendono le istituzioni e la pace. Il servizio civile universale non è una cosa che riguarda le forze armate». Anche il presidente di Noi moderati Maurizio Lupi ha criticato la proposta: «Siamo contrari alla reintroduzione del servizio di leva militare obbligatoria, che non è e non potrà mai essere uno strumento per educare i giovani. L’attuale situazione geopolitica però ci deve indurre a riflettere su una carenza condivisa, quella di una difesa comune europea. In un contesto assoggettato a minacce, l’Unione Europea è chiamata a impegnarsi maggiormente in questo campo», ha dichiarato.
In vigore sin dai tempi dell’Unità d’Italia, la leva obbligatoria è sempre stata vista come strumento per il mantenimento della sicurezza nazionale e per rafforzare la coesione sociale. Durante i due conflitti mondiali, fu essenziale per garantire un numero adatto di uomini da inviare poi al fronte. Con il passare del tempo e il conseguente diverso approccio alla difesa nazionale, diversi Paesi europei, compresa l’Italia, hanno messo in discussione l’obbligatorietà della misura, fino ad abolirla.
Già nel Duemila, durante il governo di Massimo D’Alema, l’esecutivo decise di sostituire, entro sette anni, l’esercito di leva con militari volontari di truppa. Il servizio di leva è tuttora obbligatorio, ma le chiamate sono state sospese dal primo gennaio 2005 grazie alla legge 226 del 2004 (la c.d. “legge Martino” che prende il nome dal suo ideatore, l’allora ministro della Difesa Antonio Martino), successivamente confluita nel Codice dell’ordinamento militare. La chiamata può essere ripristinata solamente in stato di guerra o nel caso di una grave crisi internazionale che richiede il potenziamento delle forze armate. L’ultima classe a dover fare il militare fu quella del 1985, anche se la sospensione delle chiamate fu seguita discussioni politiche sulle conseguenze della mancanza di militari non professionisti.
Insomma, la realtà è che la leva militare non è mai stata abolita: sarebbe più corretto parlare di ripristino della chiamata.