La situazione politica di Romania e Bulgaria, non è delle più rosee. Sono infatti molti gli aspetti controversi che le Europee del nove giugno devono risolvere.
Romania
Il 2024 è l’anno politico della Romania. La nazione è infatti chiamata alle Elezioni europee per scegliere i 33 membri del Parlamento che le spettano a Bruxelles. In concomitanza ci saranno anche le locali, mentre a settembre sarà il turno per scegliere il nuovo Presidente della Repubblica. Chiuderanno il ricco anno elettorale le parlamentari nel mese di dicembre.
Qui la politica non ha una vita facile, tutt’altro. Daria Barcheri, originaria di Padova, vive da ormai dieci anni a Bucarest. Si è trasferita per approfondire la lingua e la cultura che tanto ama e ora lavora come guida turistica e insegnante di italiano e romeno. A Magzine racconta che «c’è un astensionismo molto alto: si parla poco di politica, le persone si vergognano a farlo, in quanto viene associata alla corruzione – prosegue –. L’unica votazione che riesce a riscuotere buone percentuali di affluenza è la scelta del nuovo Presidente della Repubblica». La Romania è infatti una repubblica semipresidenziale e sono gli stessi cittadini a scegliere chi ne sta a capo.
I maggiori partiti politici che si presenteranno alle Europee sono il Partito Social Democratico (PSD, è il gruppo storico della Romania, rappresenta la sinistra), il Partito Nazionale Liberale (PNL, destra) e l’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR, estrema destra).
Il PSD e il PNL si presentano sotto l’alleanza del CNR, la Coalizione Nazionale per la Romania: già in collaborazione al governo durante il 2021, hanno ufficializzato la loro intesa a febbraio scorso. Marcel Ciolacu, primo ministro e presidente del PSD ha parlato di «un’alleanza necessaria per provare a contrastare le forze estremiste e per garantire stabilità alla Romania».
La destra e la sinistra romene si sono vantate di aver incrementato i fondi europei a disposizione per il Paese e promettono di avere un occhio di riguardo per gli agricoltori, per l’esportazione dei propri prodotti in tutto il continente, vorrebbero incentivare nuove misure per l’energia e per i giovani; infine, aumentare la digitalizzazione dei servizi pubblici. Daria Barcheri spiega che il Partito Social Democratico è il prolungamento di quella che è stata l’era comunista romena e quindi questa è l’unica parte politica a godere di voti e partecipazione piu’ ampie: «La gente che fu vittima della propaganda del regime vive oggi in un capitalismo aggressivo che non è in grado di comprendere – continua –: vota così il PSD che promette un innalzamento delle pensioni».
La nostra interlocutrice esprime, però, un dubbio: «Non capisco se lo votano per una sorta di nostalgia del comunismo o se perché hanno le pensioni effettivamente basse». A Bruxelles il PNL confluirà poi nel PPE (Partito Popolare Europeo) mentre il PSD nel PSE (Partito del Socialismo Europeo). Secondo gli ultimi sondaggi, l’alleanza avrebbe il 43,7% dei voti, lasciando così poche possibili interpretazioni su come finiranno queste elezioni (la soglia di sbarramento è al 5%).
Al secondo posto dei sondaggi, si piazza invece AUR. L’Alleanza per l’Unione dei Romeni, in base alle ultime statistiche, si aggira intorno al 18%, un trend in calo se si pensa che a Maggio era al 34 e un mese prima al 30. In Europa fa parte della rete di ECR, il Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei. Dichiaratosi di centro-destra, l’AUR è stato da molti etichettato come neofascista, filorusso e antisemita. Mira all’unificazione della Moldavia e della Romania e alla sua indipendenza energetica. Quattro i suoi pilastri: «Famiglia, nazione, fede cristiana e libertà».
La speranza di Daria Barcheri è che la politica romena faccia dei passi in avanti soprattutto per il bene dell’intera nazione: «Zoppica abbastanza, ci sono molti problemi legati alla corruzione – continua –: so però che i soldi del Pnrr sono stati usati bene ultimamente perche’ si vedono lavori e infrastrutture nuove».
Bulgaria
Sono diciassette gli eurodeputati bulgari che siederanno a Strasburgo. È probabile che a trionfare sarà il partito dell’ex primo ministro Boyko Borisov, leader del gruppo Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria, il Gerb, e sostenuto da Ursula Von der Leyen e da Manfred Weber. Il secondo posto potrebbe essere destinato al partito nazionalista e filorusso Vazrazhdane, “Rinascita”.
La Bulgaria è un Paese di cui non si parla, ma che è teatro di un’instabilità politica davvero eccezionale. Basti pensare che nel 2024, oltre alle europee, si terranno per la sesta volta dal 2021 le elezioni anticipate dell’Assemblea nazionale. Il governo provvisorio attualmente in carica è stato costituito dal partito Gerb insieme al Dps, il principale gruppo della minoranza turca, noto per il suo orientamento centrista liberale e appartenente al gruppo Renew Europe. La ragione della precarietà politica è da ricercare nei tempi addietro quando, con lo scioglimento dell’Unione Sovietica, i Paesi satelliti di Mosca vennero lasciati andare allo sbaraglio e dovettero affrontare una serie di problemi sociali, economici e politici. È da questa zona grigia che nascono democrazie fragili che arrancano sin da subito in una transizione inefficace, dove la corruzione si sedimenta. «Dopo il comunismo, i partiti in Bulgaria erano circa una quarantina», spiega il giornalista bulgaro di BNT, la tv nazionale, Rumen Mihaylov, anche membro dell’Associazione stampa estera. «In questo momento storico, ci sono sei partiti che entrano ed escono dal parlamento e non riescono a fare una maggioranza stabile. Anche l’anno scorso sono stati costretti a governare partiti di due schieramenti opposti».
La situazione è molto complicata perché non si riesce ad avere una linea nazionale coerente per i cittadini e per il progresso dello Stato. Mihaylov spiega che, nel passaggio brusco dal sistema sovietico a quello occidentale, «la gente non era preparata e pensava che dalla democrazia ci fossero solo frutti da cogliere per arricchirsi. L’Unione Europea non ha mai creato un coinvolgimento reale, piuttosto ha sempre preso i talenti dalla Bulgaria e li ha impegnati fuori dallo Stato, lasciandoci poco e niente. Ci sono tante contraddizioni dell’Unione che permettono alle forze pro-russe di avere un grande successo».
Nel 2020, la Bulgaria è stata teatro di grandi manifestazioni contro la corruzione, che hanno portato alla caduta del primo ministro, ai tempi proprio Boyko Borisov. Il clima di incertezza ha permesso l’affermarsi del partito filorusso di Kostadin Kostadinov, “Rinascita”. Sofia, negli ultimi anni, è stata infatti uno dei Paesi europei piu vicini a Mosca. «Vogliamo la rimozione delle sanzioni contro la Russia e il risarcimento delle imprese bulgare per i danni subiti» sono le parole di Kostadinov. «Vogliamo anche la rimozione degli aiuti militari all’Ucraina e la garanzia che nessun soldato bulgaro sarà inviato in guerra. E poi, la rinegoziazione delle condizioni di adesione della Bulgaria all’Unione europea. Si tratta di misure importanti, obbligatorie, eccezionalmente urgenti che devono essere intraprese entro le prossime settimane».