Domenica 9 giugno il Belgio si appresta ad affrontare una tripla tornata elettorale. I cittadini saranno chiamati a votare per le elezioni europee, federali e per il rinnovo dei parlamenti delle tre regioni che compongono il Paese: le Fiandre, la Vallonia e la regione di Bruxelles.

I sondaggi registrano una tendenza ormai costante da anni, ovvero la perdita di consensi dei partiti tradizionali e il rafforzamento di due formazioni antisistema. Si tratta del partito di estrema destra Interesse Fiammingo (Vlaams Belang, VB) e del Partito del Lavoro (PTB o PVDA, a seconda del nome in francese o nederlandese), formazione di estrema sinistra.

Come è noto, il Belgio è una monarchia costituzionale federale. Quest’ultima caratteristica comporta una politica frammentata su base regionale e linguistica, il che rende molto difficile governare il Paese. Tutti i partiti competono nella Camera dei rappresentanti, cioè la Camera bassa federale e nel parlamento della regione di Bruxelles. L’unico partito con un’impostazione nazionale è il Partito del Lavoro, che però è storicamente più forte in Vallonia e nella regione di Bruxelles. Gli altri sono attivi solamente nelle Fiandre o in Vallonia. Attualmente, al Nord governano i nazionalisti di Nuova Alleanza Fiamminga (N-VA), mentre al Sud governa il Partito Socialista.

Belgio 3

Il Belgio si divide in 3 regioni: in verde le Fiandre, il giallo la Vallonia e in rosso la regione di Bruxelles

La Vallonia è stata per circa due secoli la regione più ricca e industrializzata del Belgio, al contrario delle Fiandre, tradizionalmente più rurale. Oggi i “ruoli” si sono invertiti e con essi i temi sui quali si è basata la campagna elettorale, inevitabilmente diversa tra Nord e Sud. Secondo Beda Romano, corrispondente da Bruxelles per Il Sole-24 Ore, «nelle Fiandre, la campagna elettorale si è concentrata sull’immigrazione, sulla sicurezza e sull’elevato debito pubblico. In Vallonia, si è discusso soprattutto di potere d’acquisto, di disoccupazione e incidentalmente di guerra in Medio Oriente. Il motivo di questa divergenza è legato soprattutto alla situazione economica: più prospera nelle Fiandre che in Vallonia. Il Nord del paese è diventato negli ultimi decenni terra d’immigrazione, allorché fino alla metà del Novecento era soprattutto la Vallonia ad attirare gli stranieri».

Della questione migratoria in Belgio si è parlato molto, soprattutto perché si tratta di un tema molto caro al VB, definito come «partito di estrema destra e non semplicemente antisistema» da Valérie Dupont, giornalista italo-belga e corrispondente da Roma per RTS (Radio Télévision Suisse) e RTBF (Radio Télévision Belge). «Quello dell’immigrazione è un falso problema in Belgio – dice –. Si tratta di un fenomeno che c’è sempre stato e le persone che sono arrivate si sono sempre integrate nel tessuto sociale. In passato i flussi si sono concentrati soprattutto in Vallonia, per poi spostarsi e concentrarsi su città come Anversa o Bruxelles».

Il leader di Interesse Fiammingo, Tom Van Grieken

Il leader di Interesse Fiammingo, Tom Van Grieken

Interesse Fiammingo al Parlamento europeo fa parte del gruppo Identità e Democrazia (come la Lega), è euroscettico, usa slogan come «Prima la nostra gente» (Eigen volk eerst) e sostiene con forza la secessione delle Fiandre dal Belgio, cosa che secondo Dupont «non ha senso, perché il cuore dell’Europa si trova a Bruxelles e la secessione delle Fiandre vorrebbe dire uscire dall’Unione». Secondo gli ultimi sondaggi, Interesse Fiammingo dovrebbe ottenere la delegazione più numerosa nella camera bassa del Parlamento federale e vincere nella sua regione, scavalcando per la prima volta N-VA.

L’esclusione dell’estrema destra dai governi federali e regionali è un tema molto dibattuto in Belgio. Da circa trent’anni esiste un cordon sanitaire, una specie di accordo informale fatto tra le altre forze politiche per escludere dai governi i partiti estremisti, in particolare quelli di destra. Proprio per questo motivo e con riferimento anche alla lotta politica tra VB e PTB, secondo Romano «non sarà facile creare un nuovo governo».

Il segretario del partito del Lavoro, Peter Mertens

Il segretario del partito del Lavoro, Peter Mertens

Il principale sfidante di VB è il Partito del Lavoro, che nel Parlamento europeo fa parte del gruppo Sinistra Europea. Nato alla fine degli anni Settanta, il PTB ha sempre nutrito una certa simpatia e ammirazione per la Cina maoista, incarnando oggi i valori di quello che chiama “Socialismo 2.0” di stampo marxista. Ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina, descrivendo al contempo la NATO come un’«alleanza offensiva» che è «parte del problema più che della soluzione» alla guerra. Contrario all’austerità economica, il PTB intende istituire una tassa speciale del 2% sul valore dei patrimoni oltre i cinque milioni di euro e del 3% su quelli superiori ai dieci milioni. Tra le sue priorità ci sono anche l’azzeramento dell’IVA sui beni di prima necessità e l’abolizione della buonuscita che i parlamentari ricevono una volta terminato il proprio mandato. Secondo i sondaggi, il PTB dovrebbe vincere nella regione di Bruxelles e aumentare il suo numero di seggi nel parlamento federale, mentre in Vallonia potrebbe essere considerato un partner di coalizione dai Socialisti e dai verdi di Ecolo, attualmente al governo. «La Vallonia è stata dominata politicamente per circa 70 anni dal Partito socialista ed era inevitabile che qui nascesse un partito di estrema sinistra – o comunque posizionato più a sinistra dei socialisti -, capace di sfruttare le difficoltà della regione, come il debito pubblico enorme e i problemi sociali evidenti per accumulare consensi, proponendo aiuti ai più deboli e insistendo sulla tassazione alla popolazione più ricca», afferma Dupont che immagina un grande successo anche nelle Fiandre grazie alla non divisione su base linguistica del PTB.

La complessità dello scacchiere politico, sociale, culturale e linguistico in Belgio potrebbe impedire la formazione di un governo nel breve periodo. Non sarebbe però una novità: già nel 2019, il Paese rimase senza un esecutivo con pieni poteri per 653 giorni. Dopo lunghe trattative, nell’ottobre del 2020 si riuscì a formare quella che venne chiamata “coalizione Vivaldi” che, come ne Le quattro stagioni del compositore italiano, racchiude al suo interno altrettante visioni politiche, per un totale di ben sette partiti. Al riguardo, si pensi alle parole del leader di Nuova Alleanza Fiamminga Bart De Wever che ha escluso un’alleanza con VB. «La difficoltà in Belgio è che i partiti non solo devono fare il governo a livello centrale, ma anche a livello regionale. Quindi anche se un partito dice che a livello federale è d’accordo nell’associarsi o non associarsi con un altro partito, deve pensare comunque a cosa accadrà nella sua parte linguistica – spiega Dupont –. Osservando gli ultimi sondaggi, è difficile che si possa formare un governo senza la partecipazione del Vlaams Belang, anche se i partiti del sud del Paese sono restii ad entrare in un governo centrale se ci sono i fiamminghi dell’estrema destra. Come un po’ in tutta Europa, anche sul Belgio sta soffiando il vento nazionalista. Il Vlaams Belang è dato attorno al 30% e non credo che il risultato finale sarà molto diverso».