I media di tutto il mondo stanno tentando in ogni modo di fidelizzare i Millennials, la generazione dei nati fra il 1982 e il 2000, quelli che nei prossimi anni saranno i principali consumatori del mondo dell’informazione. Ciò che stupisce la Columbia Journalism Review è che anche network affermati da anni abbiano deciso di imitare Vice.

Nato da una rivista di controcultura canadese è oggi uno degli attori principali nella produzione di contenuti sul web, soprattutto video, e rappresenta un business da 4 miliardi di dollari l’anno. Per la Columbia Journalism Review è però assurdo che dei media con una storia diversa tentino di copiare lo stile di Vice. Questo per vari motivi. Primo: se si può discutere della qualità del giornalismo proposto da Vice, è indubbio che abbiano creato un brand e uno stile riconoscibile e non facilmente replicabile. Copiare Vice non rende uguali a Vice.

Secondo: il fatto che lo stile di Vice abbia successo non significa che il pubblico cerchi lo stesso stile anche nei media già riconoscibili per il loro. Terzo: I giovani non cercano solo notizie bizzarre o frivole. Il New York Times attira stabilmente 3 milioni di visitatori fra i Millennials. Uno studio del Press Institute dello scorso anno ha rivelato che l’85 per cento dei Millennials trova «abbastanza importante» tenersi al passo con le hard news, per le quali consulta i portali dei media tradizionali.

Quarto: trattare temi provocatori non basta per attrarre un pubblico giovane, perché non è possibile stereotipare una generazione. Come chiosa la CJR: «Questo stile di giornalismo fra il gonzo e lo chic è diventato un target privilegiato dalle parodie. Ma soprattutto, la satira si prende gioco di chi crede che i Millennials siano disposti a comprare qualunque cosa sia venduta come accattivante o trasgressiva».

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