L’intelligenza artificiale scrive poesie, articoli e realizza fumetti. Ma la qualità di un prodotto artistico è ancora determinata dall’intervento dell’essere umano: è lui infatti a scegliere, selezionare e raccogliere tutto il materiale che viene poi elaborato dalla tecnologia per dar vita a una nuova opera artistica. Nella settima edizione di BookPride, divulgatori scientifici e fumettisti hanno dialogato per capire se l’uomo abbia ancora un ruolo e un’influenza in un mondo dove l’intelligenza artificiale è sempre più presente, ragionando sui possibili futuri scenari.

L’intelligenza artificiale spiegata ai bambini…

«Questo libro ti pone e ti fa porre delle domande. Credo che rappresenti bene l’idea che ho del futuro: gli esseri umani diventeranno dei compositori di domande. L’intelligenza artificiale può solo rispondere, ma non è in grado di generare delle domande». Massimo Temporelli è il presidente del laboratorio condiviso di fabbricazione digitale “The FabLab” e l’autore del libro “Saremo tutti robot?”. Il testo edito dalla casa editrice indipendente per ragazzi “Il Castoro” fa parte della collana “Le 15 domande”, cha ha l’obiettivo di fornire una cassetta degli attrezzi per orientarsi nel presente grazie ai contributi di divulgatori scientifici. Il nome e lo scopo della raccolta si ispira a quello de “I Quindici”: l’enciclopedia degli anni ’60 e ‘70 per ragazzi edita da Field Educational Italia affrontava in ogni volume un tema specifico.

«Con l’intelligenza artificiale non è vero che chiunque può trasformare le proprie idee in qualcosa di condivisibile. Davanti a noi abbiamo un essere sempre senziente, ma siamo noi a doverlo guidare».

«Ricordo con affetto questa enciclopedia, perché con i suoi volumi colorati portava allegria nelle nostre case. Era la nostra Wikipedia – racconta Federico Taddia, saggista e divulgatore scientifico –. L’enciclopedia è un nome in bianco e nero perché viene associato al passato, ma con questa collana vogliamo dare qualcosa di innovativo ai ragazzi di oggi. Inoltre, vogliamo offrire l’autorevolezza: qualcosa che la nostra concorrenza, ovvero Internet non dà». Un’altra sfida è quella di riuscire a spiegare l’intelligenza artificiale ai bambini: un compito non facile, perché si tratta di una tecnologia ancora in evoluzione e non utilizzata quotidianamente da tutti. «Adesso le macchine si possono programmare in modo naturale: è come se chiedessi a un collega specializzato nella programmazione di fare un determinato lavoro. Ecco come funziona la nuova tecnologia – spiega Temporelli –. L’intelligenza artificiale è una produttrice di algoritmi: se l’algoritmo è la creatività a forza di inserire poesie nel database della macchina, questa potrebbe iniziare a produrre qualcosa che potremmo definire letteratura». Qualsiasi persona è quindi in grado di selezionare e caricare testi nella banca dati, che poi vengono elaborati e trasformati in un articolo o una poesia. Questo aspetto non costituisce una minaccia al talento e all’unicità? Se tutti gli esseri umani riuscissero a fare le stesse cose con buoni risultati, non c’è il rischio che si crei omogeneità? Per Temporelli «l’accesso alle competenze creative è indubbiamente più democratico. Oggi chi non sa disegnare o programmare è comunque in grado di farlo grazie alla tecnologia. Ma con l’intelligenza artificiale non è vero che chiunque può trasformare le proprie idee in qualcosa di condivisibile. Davanti a noi abbiamo un essere sempre sensiente, ma siamo noi a doverlo guidare. Quindi chi sa scrivere bene, saprà come guidare l’intelligenza artificiale per scrivere al meglio».

 … e agli adulti

Love bot

“Love bot” è il primo fumetto erotico scritto dall’intelligenza artificiale. È un allegato di Čapek magazine: una rivista italiana fondata nel 2018, autoprodotta e autodistribuita. I designatori hanno collaborato con un ingegnere per realizzare un fumetto porno, perché «è meccanico e ripetitivo, come l’intelligenza artificiale – spiega un disegnatore –. Nel database abbiamo inserito fumetti pornografici e dalla nostra ricerca è venuto fuori, che tutto il materiale collezionato è stato realizzato negli anni ’70. I disegni da noi forniti ed elaborati dall’intelligenza artificiale hanno creato “Love bot”: una graphic-novel erotica, dove i personaggi sono senza sesso e senza un’identità». Dalla presentazione di questo progetto, è partito il dibattito tra il fumettista e docente universitario Valerio Bindi e il portavoce di Me-Fu (Mestieri del Fumetto) Francesco Archidiacono.

«Non si può fare un paragone tra il cervello di una macchina e quello di un essere umano. L’intelligenza artificiale è tutto, meno che intelligente. Non è vero che ci ruberà il lavoro».

L’associazione senza scopo di lucro ha come obiettivo quello di operare per la valorizzazione e la tutela dell’attività professionale dei creativi. Il gruppo ha creato una campagna di raccolta fondi per “regolamentare le AI in Europa”. «Il problema del copyright è alla base di tutto il processo: quando vengono raccolte e selezionate le immagini da mettere poi nel database è difficile risalire alla loro provenienza una volta che vengono rielaborate dall’intelligenza artificiale – spiega Archidiacono –. Le aziende prendono il nostro materiale, lo riproducono e lo vendono agli altri. Infatti, nel primo punto del nostro manifesto chiediamo che le aziende si impegnino a chiedere il consenso all’autore per l’utilizzo del file. Con questa procedura, le imprese spendono di meno e proprio per questo motivo si stanno liberando dei creativi». Bindi non condivide questo pensiero, perché per lui l’uomo non potrà mai essere sostituito dalla macchina: «L’intelligenza artificiale non è in grado di produrre contenuti creativi. Non si può fare un paragone tra il cervello di una macchina e quello di un essere umano. L’intelligenza artificiale è tutto, meno che intelligente. Non è vero che ci ruberà il lavoro».