Scuole pubbliche contro società di social media per presunti danni alla salute mentale degli studenti: è quello che è successo a Seattle lo scorso 6 gennaio, quando il distretto scolastico pubblico della città ha intentato una causa contro diverse società Big Tech sostenendo che le loro piattaforme hanno un impatto negativo sulla salute mentale degli studenti e affermando che ciò ha impedito alle sue scuole di “adempiere alla propria missione educativa”.

La causa è stata intentata contro le società madri di alcune delle piattaforme di social media più popolari, tra cui Facebook, Instagram, TikTok, Snapchat e YouTube. Il distretto scolastico, il più grande dello Stato di Washington con quasi 50mila studenti, sostiene che le aziende abbiano “sfruttato con successo i cervelli vulnerabili dei giovani” per massimizzare il tempo che gli utenti trascorrono sulle loro piattaforme al fine di aumentare i profitti. Le azioni intraprese dalle Big Tech, secondo la causa, sono state “un fattore sostanziale nel causare una crisi di salute mentale giovanile, contrassegnata da proporzioni sempre più elevate di giovani alle prese con ansia, depressione, pensieri di autolesionismo e intenti suicidi”. Tutte problematiche che, secondo il distretto scolastico, comporta un rendimento scolastico peggiore e una minor propensione a frequentare la scuola, a fronte di una maggior inclinazione all’uso di sostanze e ai comportamenti violenti.

Mentre un numero crescente di famiglie negli USA ha intentato cause contro le società di social media per il loro presunto impatto sulla salute mentale dei propri figli, è insolito vedere un distretto scolastico compiere un simile passo.

In una dichiarazione inviata il 9 gennaio alla CNN Antigone Davis, Responsabile Globale della Sicurezza di Meta, ha affermato che l’azienda continua a riversare risorse per garantire che i suoi giovani utenti siano al sicuro online. Ha aggiunto che le piattaforme hanno più di 30 strumenti per supportare adolescenti e famiglie, inclusi quelli per la supervisione che consentono ai genitori di limitare la quantità di tempo che i ragazzi trascorrono su Instagram e la tecnologia di verifica dell’età, che aiuta gli adolescenti a scegliere esperienze adeguate all’età. A differenza di Meta, proprietaria di Facebook e di Instagram, le altre società non hanno risposto tempestivamente alle richieste di commento.

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